lunedì 18 gennaio 2010

Frittelle di Sant'Antonio

Il 17 gennaio e' sant'Antonio. Non e' il piu' famoso sant'Antonio da Padova, ma semplicemente sant'Antonio abate, pero' qui in Brianza, dove abito io, e' un'occasione di festa. La mamma mi racconta che quando era piccola e i miei nonni avevano le stalle con le bestie, nelle stalle c'era sempre appesa una immagine di questo sant'Antonio abate circondato dagli animali... c'erano galline, pecore, mucche e anche maiali. Per loro il 17 gennaio è la festa di "sant'Antoni dal purcell" , sant'Antonio del maiale, per via di quella foto e del fatto che in questo periodo si ammazzavano i maiali per farne salami e salumi da camparci tutto l'inverno. Altra usanza legata a questa giornata è fare i falò in mezzo ai cortili come gesto per scacciare il freddo invernale. Ricordo che da piccola aspettavamo la sera in agitazione mentre vedavamo che in mezzo al cortile dove sono cresciuta gli uomini portavano cataste di legna da bruciare e la pigna cresceva ad ogni ora! Che emozione quando vedavamo accenderlo! Noi bambini restavamo incantati nel vedere le fiamme superare l'altezza dei tetti... gli anziani seduti intorno al fuoco a chiacchierare e bere vino, gli uomini a controllare che tutto andasse bene e le donne, mia mamma prima tra tutte a distribuire frittelle appena cucinate! Ora i falò non sono più permessi, tranne se autorizzati e in una frazione del mio paese tutti gli anni accendono uno dei falò più grandi della zona! La frazione ha nome Omate, i suoi abitanti sono chiamati "i asnit d'Umà" (gli asinelli di Omate) per una leggenda che narra di un contadino che non dava da mangiare al suo asino e un giorno ha trovato quest'asino arrampicato sul campanile a mangiare un ciuffo d'erba cresciuto lì. Non riuscendo in nessun modo a far scendere l'asino da lassù hanno pensato di bruciare il campanile. Da allora son chiamati asinelli! :-) Sono storielle simpatiche di paese, ma loro hanno fatto degli asinelli il loro simbolo e tutti gli anni a sant'Antonio bruciano l'asino..... un fantoccio a forma di asino. Poi a seconda di come si svolge il falò si trarranno auspici per l'anno appena iniziato. Quest'anno non c'era vento, il falò era bello composto, alto e dritto, dicono che sia un buon segno! E anche la direzione in cui cade la pira alla fine del falò ha il suo significato...ma io non sono rimasta a vedere fino alla fine del falò e quindi non ve lo so dire!!! Comunque... vi assicuro che godersi lo spettacolo di un falò grandissimo mangiando frittelle è una esperienza che ti segna!
Ricette di frittelle ce ne sono un'infinità, come le torte di mele!!! Mille varianti, risultato sempre ottimo.
Ma ovviamente per me le frittelle più buone sono quelle che fa la mia mamma; lei le fa a occhi chiusi e senza bilancia, ma sono riuscita a quantificare gli ingredienti!!!



Frittelle di sant'Antonio - della mia Adelotta!!!

Ingredienti:
1 kg di farina
2 buste di lievito di birra secco (o 2 panetti)
5-6 cucchiai di zucchero
1 cucchiaio di zucchero vanigliato
2 uova
1 arancia (la buccia grattugiata)
1 limone (il succo)
2 cucchiai di maraschino
250 gr di uvetta ammollata in acqua
latte q.b.

Sciogliere il lievito in poco latte (mezzo bicchiere) con 2 cucchiaini di zucchero e 1/2 cucchiaino di sale. Impastare la farina col lievito sciolto, le uova, il succo del limone e la buccia dell'arancia, i 5 o 6 cucchiai di zucchero, lo zucchero vanigliato, l'aroma (maraschino o altro) e tanto latte quanto basta ad ottenere un impasto morbido, ma sodo. Deve cadere pesantemente dal cucchiaio. Diciamo che deve essere più morbido della pasta per la pizza! Lasciare lievitare fino al raddoppio coperto da uno straccio. A questo punto aggiungere l'uvetta ammollata e asciugata. Mescolare bene. Con un cucchiaio prelevare una piccola quantità di impasto (mezzo cucchiaio x volta) e farlo scivolare, aiutandosi con un altro cucchiaio, nella pentola dell'olio e friggere fino a doratura.
Si cospargono di zucchero semolato e pronti via.....gnam!!!

Baci baci
P.
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5 commenti:

anna ha detto...

Paole',ti stai preparando per carnevale?
Bacioni.
Anna.

rosella ha detto...

Avevo scritto un romanzo in risposta a Paoletta. Poi è saltata Alice, che sia stramaledetta, e si è cancellato tutto. Siccome sto per arrivare la mia nipotina, lo riscrivo stasera. Un abbraccio

bea ha detto...

Però, che dosi da reggimento! Come minimo bisogna farne 1/2 kg di farina, se no come si fa con le uova? E anche così ne verranno una montagna, bisognerà invitare qualcuno!

piccoLINA ha detto...

In effetti ne escono parecchie, ma mia mamma le fa per un esercito e ovviamente ognuno torna a casa col suo sacchettino di frittelle! Fantastico!!!! Io le ho mangiate anche stamattina a colazione :-D

rosella ha detto...

E' proprio carina la nuova intestazione. Grazie Paoletta.

Ieri, come dicevo, avevo scritto un mezzo romanzo sulle tradizioni che si perdono….e invece ho perso il testo per le diavolerie moderne!!!
Ora me lo scrivo su word, poi copincollo, così alice impara.
Dicevo che qui a Viareggio i falò si facevano per la Madonna, nella notte tra il 7 e l’8 settembre. I ragazzi andavano a raccogliere grandi quantità di pinugliori = aghi di pino, ne facevano enormi cataste e alla sera gli davano fuoco. Si sentiva in giro un gran profumo di resina bruciata, assai piacevole. Il bello erano le “ minonne” cioè le scintille provocate dal sollevamento di aghi infiammati che ricadevano come fuochi d’artificio. Le strade erano deserte, le auto pochissime e il pericolo di incendio quasi inesistente; i ragazzini potevano rimanere fino a tardi, controllati da lontano dalle mamme a chiacchiera.
Naturalmente oggi sarebbe impossibile: macchine dappertutto e pompieri pronti a spengere il più piccolo focolaio acceso dai nostalgici, e quindi…addio baldorie.
In compenso sale la febbre del Carnevale…ma quella ve la racconto un’altra volta!

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