mercoledì 28 novembre 2012

LE ARANCINE SICILIANE, UN PO' DI MARE ....E UN PO' DI MONTAGNA

di Vittoria

"Altro giro, altro regalo" gridava l’omino delle giostre quando ero bambina e impazzivo per i giri sul “calcinculo”, specialmente se a spingere il seggiolino era il ragazzino “più grande” che così dimostrava di interessarsi a me! (ma che ridere!!!!)

Altro giro di MT Challenge questo mese e altro meraviglioso regalo di Roberta Puppacena che ci propone questa ricetta sicilianissima.
Le arancine le mangio da anni, ma le ho sempre considerate un “mostro sacro”, difficilissime da fare, quindi mi limitavo a comprarle e godermele in Sicilia, aspettando di anno in anno di poterle assaggiare ancora.
Puppacena ci ha qui dimostrato che non sono così impossibili da fare, basta conoscere qualche trucco e organizzarsi bene.

Confesserò subito che non mi sono venute perfette, quindi sarò costretta a riprovare fino ad essere soddisfatta. Che iella vero? Hehehe!

Per la cottura del riso e il procedimento completo vi riporto le parole di Roberta passo passo
Non ci sono spiegazioni migliori delle sue e infatti sono riuscita ad arrivare in fondo a questa nuova avventura senza danni. La cucina quasi in ordine quando tutto faceva pensare a riso spiattellato ovunque, sughi in giro e colate di lega qui e la.
E anche l’olezzo di fritto è svanito dalla casa come per magia, solo a tarda sera mi sono accorta che era andato a rifugiarsi quasi tutto ….in camera da letto!!!!! Sigh!



 
QUI trovate la ricetta originale di Pupaccena, con i due ripieni classici “alla Carne” e “al Burro”

Le due farciture invece sono frutto delle mie elucubrazioni e divagamenti notturni e diurni. Troppe idee questa volta e l’indecisione mi ha portato a mettermi al lavoro solo ora che il tempo è praticamente scaduto.

io ho dimezzato le dosi e rimpicciolito le dimensioni ottenendo 12 arancine di tutto rispetto.





Qui di seguito riporto direttamente da Pupaccena:

PIZZINO DELLA SPESA E DELLA RICETTA
Con queste dosi mi sono venute 18 arancine "normali", grandi più o meno come un'arancia. La metà alla carne (quelle tonde), l'altra metà al burro (quelle ovali).
Il mio palermitano ma personale pensiero è semplice ed è questo: l'arancina dev'essere saporita e per questo si parte dal riso, che non va trascurato perché tanto c'è "la conza" dentro. L'arancina è prima di tutto di riso, e il riso dev'essere una presenza discreta ma sensata. Poi viene il resto. E il resto è tanto ed è in diversi passaggi. Questi qui sotto vengono dal quaderno della zia e da revisioni, ripensamenti, scopiazzamenti, passaparola, scoperte e prova e riprova sempre in corso.

Per il riso
1 kg di riso originario (alcuni usano il Roma)
2,5 l circa di brodo vegetale (con carota, cipolla, sedano)
una bustina di zafferano
50 g di burro
50 g di parmigiano grattugiato
una cipolla medio-piccola
olio evo q.b.
sale q.b.

Il riso va preparato con qualche ora d'anticipo, perché al momento della preparazione delle arancine dev'essere ben freddo.
Preparare il brodo vegetale con gli aromi. Una volta pronto, rimuovere la carota, il sedano e la cipolla di cottura e sciogliere lo zafferano nel brodo. Regolare di sale.
In un tegame capiente, dare un giro abbondante di olio evo e fare appassire la cipolla tagliata finemente. Versare il riso e fare tostare un pochino. Versare nel tegame buona parte del brodo, non tutto in modo da poterne aggiungere all'occorrenza regolandosi in funzione del tipo di riso e della sua cottura.
Fermare la cottura quando il riso sarà al dente e si presenterà piuttosto compatto (ovvero non dev'essere cremoso come un tipico buon risotto!). Immergere il tegame nel lavello riempito d'acqua fredda (evitando che l'acqua entri all'interno) e mantecare con il burro e il parmigiano grattugiato. Se serve, per abbattere la temperatura ed evitare che il riso continui a cuocere, rinnovare l'acqua fredda dentro il lavello.
Una volta tiepido, versare il riso dentro una teglia e lasciare da parte affinché raffreddi completamente. Poi coprire con carta d'alluminio e conservare in frigorifero per almeno 3-4 ore.

Per la lega (ne resterà molta, ma occorre poter immergere bene l'arancina)
800-900 ml d'acqua
la metà di farina
una manciata di sale

Per la panatura (ne resterà molto anche qui)
700-800 g di pangrattato

Per la frittura
3 l di olio di semi di mais (o comunque abbondante per poter friggere in olio profondo)


I due ripieni invece sono mia esclusiva responsabilità:

Il ripieno di mare:
Questo è un ripieno del cuore. Io adoro lo stoccafisso accomodato alla ligure, ma anche in qualsiasi altro modo si possa cucinare. Quindi perché non provarlo anche avvolto da una bella copertina di riso? Mi è piaciuto moltissimo…. E non solo a me!


STOCCAFISSO ACCOMODATO ligure-siculo della Vitto


400 gr stoccafisso già ammollato, sbollentato e spinato accuratamente
2 cucchiai di trito di sedano, carota, cipolla
1 spicchio di aglio
1 foglia di alloro
1 manciatina di capperi
1 manciata di pinoli
1 manciata di uvetta passolina – Corinto
1 bicchiere di Prosecco (quello avevo!)
1 bicchiere di passata di pomodoro
olio extrav, sale


Fare rosolare il trito di verdure con aglio, alloro, capperi, pinoli, uvetta. Aggiungere lo stoccafisso rotto in pezzetti e far sfumare con il vino. Quando è asciugato aggiungere il pomodoro, salare e portare a cottura aggiungendo un altro po’ di vino o acqua calda se asciuga troppo. Deve cuocere almeno un’ora a fuoco basso e coperto. Deve restare abbastanza asciutto. A fine cottura sminuzzare il pesce se non sii è ancora disfatto cuocendo. Fare raffreddare. Con questo ripieno ho farcito 8 arancine e ne è avanzato un bel po’; ve lo mangiate riscaldato aggiungendo le patate a tocchetti. Buonissimo!








 
Per il ripieno di montagna:

L’ispirazione per questo ripieno l’ho avuta ripensando a un piatto di cui parlava sempre mia nonna paterna che era di Biella: Il “baloc” (credo si chiami così) – lei raccontava di queste palle di polenta ripiene di formaggio che poi venivano rotolate nel burro e infornate fino ad avere una meravigliosa crosticina croccante e dorata. Ne parlava come di una cosa squisita…… e non le ha mai fatte!!!

150/200 gr di pasta di salsiccia
100 gr di fontina vera Aosta o toma semistagionata
1 cucchiaio di farina
1 bicchiere di latte
1 sorso di grappa
sale, pepe

In una padellina fare rosolare la pasta di salsiccia sbriciolandola con una forchetta e bagnandola con la grappa. Quando sarà completamente evaporata, spolverate il tutto di farina e bagnare con il latte a filo, mescolando in modo da sciogliere bene sia il fondo di cottura che la farina. Fate addensare come una besciamella, regolate di sale e aggiungete la fontina tritata che si fonderà subito. Fare raffreddare.







ma riprendiamo con le precisissime istruzioni di Roberta-Pupaccena:

FATTO TUTTO QUESTO…. SI PARTE!
Prima di tutto disporre a portata di mano tutti gli ingredienti necessari e attrezzarsi di vassoi, teglie, scodelle…. la preparazione delle arancine è una specie di catena di montaggio (bella in compagnia!) che diventa più piacevole, o comunque meno stressante, se preventivamente organizzata.

1) PREPARARE LA LEGA
Cominciare dalla preparazione della "lega". Si tratta della pastella di acqua e farina che serve a sigillare l'arancina e a creare una base per la panatura con il pangrattato che aiuterà a conferire doratura, spessore e croccantezza al punto giusto. Versare l'acqua in una scodella profonda, aggiungere la farina, una bella manciata di sale e amalgamare bene con una frusta. Tenere da parte

2) FORMARE LE ARANCINE



Ci sono vari modi per formare e farcire le arancine, questo secondo me è il procedimento più semplice anche per chi le fa per la prima volta ed è anche quello che consente di organizzare e distribuire meglio il lavoro. Perché in pratica bisogna prima fare tutte le sfere o gli ovali, poi fare il buco, poi farcirle.


Premesso che le arancine possono essere enormi (da noi c'è un Bar che fa anche l'arancina-bomba!), normali (che comunque sono grandi!) e mignon (di solito come antipasto… o per la colazione dei palermitani più virtuosi!), con una mano prendete un po' di riso in base alla grandezza dell'arancina che desiderate. Poi, girando con tutte e due le mani, formate una palla se volete farle alla carne, oppure date una forma ovale se volete farle al burro. Se volete farle miste, conviene comunque procedere facendole prima tutte in un modo e poi nell'altro.


Posate la "futura" arancina su un vassoio e ricominciate fino a terminare il riso. Lasciatele riposare per una mezz'ora, in modo che raffreddino (anche se il riso era freddo di frigo, col calore delle mani si saranno un po' scaldate) e che il riso si compatti rendendo poi più facile la farcitura.

Tenendo la palla di riso con una mano, con il pollice dell'altra mano create un buco in alto e al centro e cominciate ad allargarlo spingendo sia verso il basso che sui lati. Posate nuovamente la palla di riso sul vassoio e passate alle altre, fino a completarle tutte.
Se prevedete di fare anche quelle ovali, procedete con queste prima di passare al ripieno delle precedenti. In questo caso, con il pollice occorre fare una pressione al centro per lungo, spingendo anche in questo caso verso il basso e sui lati.

A questo punto passare alla farcitura. Anche in questo caso, se le prevedete di due tipi, procedere prima con tutte quelle di un tipo poi con tutte quelle dell'altro tipo.
Con la punta delle dita prendere un po' di ragù con i piselli e inserirle all'interno del buco precedentemente creato.
Poi chiudere l'arancina: un po' spingendo "la conza" - il condimento - verso il basso, e un po' cercando di portare in avanti il riso per chiudere l'arancina. Girare l'arancina tra le mani per darle la forma e per rendere la superficie liscia e compatta, senza buchi o piccole fessure. Posare l'arancina con il ripieno sul vassoio e passare ad un'altra, fino a completarle tutte.
Al termine, lavare le mani e ripetere l'operazione con un eventuale secondo ripieno.



3) PASSARLE NELLA LEGA
Quando tutte le arancine saranno pronte sul vassoio, passare alla "lega". Dare qualche colpo di frusta alla pastella per riprendere l'amalgama di acqua e farina e a questo punto immergere singolarmente le arancine dentro la lega, poggiandole poi sul vassoio, fino al completamento dell'operazione per tutte le arancine. Io preferisco separare lega e panatura per fare in modo che la lega scoli un pochino dall'arancina al vassoio e non finisca a fiotti dentro il pangrattato creando un mezzo pappone che poi finisce sulla superficie delle arancine. Scolando, tra l'altro, la lega resta uno strato sottile, sottile sarà la panatura e sottile e croccante sarà la crosticina finale. Naturalmente la lega non deve asciugare troppo, quindi se si devono fare 4658479857858569 arancine magari è il caso di prevedere più step di lega-panatura.





4) IMPANATURA
Versare il pangrattato dentro una teglia e, ad una ad una, passare ogni singola arancina dentro il pangrattato, pressandole bene con le mani per "saldare" bene lega e pangrattato, per rendere compatta la superficie delle arancine e, all'occorrenza, per riprenderne un pochino la forma.



 





5) FRIGGERE
E finalmente la frittura!
Versare l'olio in una friggitrice o in un tegame piuttosto alto. Quando l'olio sarà ben-ben-ben caldo, immergere le arancine per 2-3 minuti o comunque fino a quando non risulteranno dorate in superficie.

















E FINALMENTE SI MANGIA!!!!!!








….non ditelo a nessuno, ma ieri sera sono riuscita a mangiarne ben 3!!!! Certo erano un poco più piccole di quelle regolamentari, però ……..








Tirando le somme non posso fare altro che essere soddisfatta dell’esperimento, che certo ha bisogno di ulteriori prove e perfezionamenti, ma come prima esperienza è stata entusiasmante. Devo ringraziare come sempre le ragazze di Menuturistico che in questa bella sfida mensile di danno occasione di metterci alla prova su tecniche e tradizioni che altrimenti non oseremmo mai e ringrazio ancora Roberta Pupaccena perché senza le sue spiegazioni accuratissime non sarei riuscita ad arrivare in fondo a questa realizzazione complessa e deliziosa.


Provatele perchè sono veramente fantastiche!
Buon lavoro, Vitto




Questa ricetta partecipa all’ MTChallenge di Novembre











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venerdì 23 novembre 2012

Ciambelline sarde

Di Miriam

Questi biscotti sono tipici della Sardegna. In realta'  ci sono svariate versioni sia come variabilita'  di ingredienti (chi aromatizza con cannella, chi con la vanillina, chi mette piu' strutto, chi piu' zucchero) e di forme. Quella che ho scelto io e' la piu' semplice, adatta per la colazione.
I biscottini sono friabili ma perfetti per inzupparli nel latte.

Ciambelline sarde
Ingredienti:
500 gr. di farina
150 gr. di strutto
200 gr. di zucchero semolato (piu' qualche cucchiaio per spolverare i biscotti)
la scorza grattuggiata di un limone
2 uova
1 bustina di lievito chimico per dolci

Lavorare insieme gli ingredienti nella planetaria con la foglia, fino a formare la palla tipica della frolla. Se l'impasto fatica a formarsi (vuoi per l'umidita' della farina o per la grandezza delle uova) aggiungere un cucchiaio di acqua.  Avvolgere l'impasto in una pellicola per alimenti e mettere in frigo per tre ore (o anche piu'). Tracorso il tempo, stendere la frolla per circa 1/2 cm e ritagliare i biscotti nella forma preferita. A me piacciono belli, grandi! Stenderli in una teglia ricoperta con carta da forno e spennellarli leggermente con acqua fredda. Spolverare con zucchero semolato e infornare nel forno gia'  caldo (180 gradi) per 15 minuti. Sfornare e spolverare subito ancora caldi con dello zucchero semolato. Farli freddare prima di servirli
Variante per formare le ciambelline doppie:
potete ritagliare la frolla stesa in questo modo: una meta'  dovranno essere piu' piccole con il buco centrale; altre saranno piu' grandi e senza buco. Procedete alla cottura e fatele freddare. Mettete un po' di marmellata al centro di ciascuno dei biscotti piu' grandi, quindi sovrapporre a ognuno di essi una delle ciambelline con il buco. Cospargere di zucchero il velo e servite.


Buona giornata
Miriam
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giovedì 22 novembre 2012

il mio cake show!!!



Carissime amiche..questi ultimi tempi sono stati per me  pieni di tante cose,di tanti impegni.Anche se da tanto non pubblico niente venivo sempre a sbirciare il mio blog preferito e non vi ho perso di vista.Voglio condividere con voi una gioia immensa,voglio farvi partecipi di tutte le emozioni che ho vissuto in questi tre giorni...sono stata una delle protagoniste che ha avuto il privilegio di far parte di un evento fantastico..il cake show di Bologna insieme a Maison Madeleine.Tutto questo è stato possibile grazie ad un'unica persona,Teresa Insero,una grande artista,una grande donna, con una generosita' fuori dal comune che io non finiro' mai di ringrare abbastanza...insieme a me ha voluto accanto a se altre meravigliose persone che hanno contribuito  a formare il suo staff.Per me è stato un onore immenso poter vivere questa esperienza che mi ha regalato emozioni grandiose che rimarranno scolpite per sempre nel mio cuore.Tutte noi abbiamo svolto dei laboratori di un'ora per tutti e tre i giorni,ognuna con un progetto diverso che hanno avuto davvero un bel successo.Tre giorni di full immersion totale,dodici ore filate all'interno della fiera.Ho sperimentato la coesione,l'armonia e uno spirito di gruppo che è andato al di la delle mie aspettative,il farsi coraggio a vicenda quando(sopratutto nel mio caso)si approssimava l'ora in cui davanti a un bel po' di persone dovevo tenere il mio laboratorio con tanto di microfono e monitor,il cuore mi batteva a mille e la paura di sbagliare o di tremare con la mano era troppo forte perche' l'emozione mi stringeva la gola,devo dire pero' che me la sono cavata davvero bene rispetto a quelle che erano le mie aspettative.Ho avuto modo di poter assistere ai laboratori di grandi aritsti internazionali come Alan Dun e Zoe Clark..Non ho fatto in tempo ad assistere ai lab di Luca Montersino,ma almeno la foto insieme a lui l'ho fatta.Vorrei dirvi ancora tante cose ma sarei davvero troppo lunga finendo con l'annoiarvi.Vi lascio alle foto dei miei progetti che ho realizzato durante i tre giorni per me da sogno...i primi due giorni ho realizzato questi biscotti tutti in ghiaccia reale(anche le roselline)e il terzo giorno la torta rossa con la decorazione Billowinh di cui sono innamorata!!
Un caro saluto a tutte voi!!
Anna

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mercoledì 21 novembre 2012

Intervista e Corso per bimbi: Pizze & Co

Buongiorno a tutti!
E' un periodo frenetico...un milione di cose da fare e non avere il pc a casa e' tremendo...non poter scaricare le foto mi scoraggia anche dal farle, col risultato che il blog langue!
Pero' sta continuando l'avventura dei corsi per i bimbi e sabato ci sara' il terzo a tema Pizze & Company!
Una merenda salata preparata dai bimbi che poi gusteremo tutti insieme! QUI tutte le info a riguardo!

Mi sto divertendo moltissimo nel tenere questi corsi, i bimbi sono fantastici, si impegnano prendendo molto sul serio e con entusiasmo il compito che devono svolgere. E quando arrivano i genitori e gli mostrano pieni di orgoglio le loro preparazioni io li osservo quasi commossa...che bello!

Insomma, se sabato pomeriggio dalle 15.30 alle 17.30 non avete impegni, chiamatemi e portatemi i vostri bimbi....ci divertiremo tantissimo!!!!

E guardate qua... dopo il corso a tema halloween e' arrivata una troupe di MBreporter per farmi un'intervista!!!!!! Non avete idea dell'emozione, guardate il filmato! ^___^

Ok, quindi scrivero' sulla letterina per Babbo Natale di portarmi un pc nuovo, cosi' posso ricominciare ad aggiornare il blog ogni volta che voglio e soprattutto venire a curiosare nei vostri e mantenere i contatti!

Bene... per oggi e' tutto!
Un abbraccio grande a tutti.

Buonissima giornata
Paola

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giovedì 15 novembre 2012

Gnocco fritto!

Ricetta presa da Giallo Zafferano, veramente buona!

Ingredienti:
180 ml circa di acqua
500 gr di farina
12 gr di lievito di birra
10 gr di sale
70 gr di strutto (io meta' strutto e meta' burro)
1 cucchiaino di zucchero

Per preparare lo gnocco fritto, sbriciolate in una ciotola il lievito di birra, unite il cucchiaino di zucchero quindi versate 50 ml di acqua tiepida: fate sciogliere bene il lievito mescolando con un cucchiaino, unite poi 2 cucchiai di farina, quanta ne serve per formare una pastella molto morbida, che lascerete riposare per mezz'ora. Passata la mezz'ora versate la restante farina in una ciotola capiente ed unite la pastella, aggiungete lo strutto, dopodiché fate sciogliere il sale in circa 125 ml di acqua tiepida; quando il sale si sarà disciolto versate tutta l'acqua all'interno della ciotola e cominciate a impastare. Quando il liquido sarà stato interamente incorporto alla farina, trasferite l'impasto su un piano infarinato e lavoratelo fino a quando sarà diventato liscio ed omogeneo, quindi date all'impasto una forma di palla, e incidetela a croce e posizionatelo in una ciotola capiente che avrete precedentemente spolverizzato con una manciata di farina, sigillate la ciotola con della pellicola trasparente. Lasciate lievitare per circa 4 ore in un ambiente tiepido e privo di correnti d'aria, fino a quando l'impasto avrà circa triplicato il volume. Trascorso il tempo necessario, riprendete l'impasto e lavoratelo su un piano infarinato e stendetelo in una sfoglia dello spassore di circa 3 mm; con un tagliapasta con la lama liscia ricavate dei rombi o dei quadrati di 8-10 cm di lato.
A questo punto preparate una pentola, con abbondante olio di oliva e fatelo riscaldare per bene.
Immergete pochi gnocchi per volta nell' olio, fateli friggere, scolateli con una schiumarola e mettete gli gnocchi fritti ad asciugare su un pezzo di carta assorbente per eliminare l'olio in eccesso.
Servite lo gnocco fritto ancora caldo accompagnandolo con un bel tagliere di salumi misti.

La foto è quel che è...ho salvato in extremis tre gnocchi dalle fauci degli ospiti.... ^___^







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domenica 11 novembre 2012

Sfizi golosi per l'aperitivo

Due ricettine golose da servire insieme all'aperitivo, la prima sembra elaborata ma si esegue abbastanza facilmente. La seconda è veramente semplice e con un gusto stupefacente.





Gougères Bourguignonnes
di Sandra Vacchi

Ingredienti
80 gr di emmental
4 uova
¼ di latte
100 gr di burro salato
150 gr di farina setacciata
una bella grattugiata di noce moscata
una punta di coltello di pepe di Cayenna
sale e pepe

Tritare grossolanamente  il formaggio
Preparare la pate à choux.
In un tegame mettere una cucchiaiata di acqua(precauzione per evitare che il latte si attacchi), il latte ed il burro molto freddo, la noce moscata, il pepe un pizzico di sale e portare ad ebolizione , mescolando ogni tanto.Appena il latte bollira’, o abbassare la fiamma o togliere dal fuoco il tegame ed incorporare lavorando con energia la farina .Oterrete una pasta che si stacca dal tegame.
Rimetterlo sul fuoco fortino per massimo due minuti per far asciugare la pasta.Passare la pasta in una ciotola ed incorporare un uovo alla volta con tanta energia!!!La pasta deve formare una striscietta quando sollevate il cucchiaio.Se é troppo densa, si straccia, aggiungere un uovo sbattuto, un po’alla volta fino a consistenza corretta.
Aggiungere il formaggio, mescolare bene.
Questa « Pâte a choux » puo’ essere preparata anche due ore prima, basta conservarla coperta con una pellicola.

Cottura
Scaldare il forno a 200°(verificato con il termometro).
Riempire un sac à poche con beccuccio di 5/6 mm, poi su una placca da forno, coperta con carta, fare delle palline distanziate del diametro di circa 2/3 cm.
Se volete dorarle ricordatevi che non dovete fare scivolare l’uovo dalla pasta alla placca, non cresceranno !!
Mettere la placca nel forno per 20 minuti.Appena saranno dorate, aprire un po’il forno lasciando una fessura e lasciate ancora 5 minuti .
Fatele rafreddare su una griglia.Vanno mangiate calde o tiepide

In casa, così semplici non sono piaciute per cui ho fatto una mousse di speck e robiola e con un sac a poche ho farcito i bignè. Sopra ho messo un poco di besciamella per dare l'effetto pastine alla crema

Uva al formaggio
Sgranare un grappolo d'uva preferibile senza semi, lavarlo e asciugarlo. Preparare un composto di caprino e mascarpone in parti uguali, rivestire i chicchi d'uva con questa crema formando delle palline, passarle in una granella di noci e pistacchi. Porre in frigo a rassodare
Nadia
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mercoledì 7 novembre 2012

Cosciotto d'agnello con scalogni canditi

Non volevo parlare di quando apri  una porta e trovi il tuo mondo sottosopra;
non volevo parlare dello sgomento nel rendersi conto dell'invasione e della violazione del tuo spazio;
non volevo parlare delle urla di spavento dei ragazzi;
non volevo parlare dello sforzo per farsi vedere forte e tranquilla quando invece stai andando in pezzi;
non volevo parlare delle lacrime che non riesci a fermare quando ti portano via i ricordi a cui tieni tanto, perche' le cose si aggiustano o si ricomprano, ma i ricordi no....
non volevo parlarne, ma poi...perche' no?
Sono entrati i ladri in casa.
Hanno rotto la finestra della camera dei ragazzi e hanno buttato in aria armadi e cassetti...hanno preso poco, probabilmente li abbiamo disturbati rientrando a casa, tanto disordine per portare via poche cose, ma tra queste poche anche un hard disk dove avevo tutte le foto degli ultimi 6 anni... le foto di 3 anni di blog e vabbe', ma le foto dei ragazzi, delle nostre vacanze e di tanti piccoli momenti...svanite, senza possibilita' di riaverle indietro!

E ora rimane la sensazione di insicurezza quando la sera torni a casa e hai paura ad entrare perche' non vorresti ritrovarti davanti la stessa scena, rimane la fatica di continuare a sorridere e alzare le spalle e dire che fa niente, in fondo poteva andare peggio ed e' vero, lo so, ti rimane uno strappo addosso, che provi ignorare e dirti che passera'... e si, passera', ma oggi ancora no!



Cosciotto d'agnello con scalogni canditi - da Garden Party (Nathalie Le Foll - Cléophée de Turckheim)
Ingredienti x 8 persone:
1 cosciotto d'agnello da 2,5 kg
12 scalogni
1 kg di cipolle surgelate affettate finemente (io fresche)
50 gr di uvetta di Corinto
il succo di 1 limone
1 cucchiaio di cumino in polvere
4 cucchiai di olio d'oliva (io extra vergine)
50 gr di zucchero

Accendete il forno a 210 gradi. Pelate gli scalogni. Mettete il cosciotto in una teglia, versateci due bicchieri d'acqua (io 1 di acqua e 1 di vino bianco)e disponete gli scalogni intorno alla carne. Cuocete il cosciotto per 45 minuti bagnandolo ogni tanto con il sugo di cottura. Nel frattempo, rosolate a fuoco alto in un'ampiapadella le cipolle con l'olio. Quando cominciano a colorarsi, abbassate il fuoco, unite l'uvetta, spolverate con lo zucchero e aggiungete un bicchiere d'acqua. Mescolate regolarmente e fate ridurre a fuoco basso per circa un'ora. Versate il succo di limone e il cumino. Le cipolle devono diventare di un bel colore caramello.
Tagliate il cosciotto a fette. Adagiate le fette di carne in un vassoio, sulla purea di cipolle candite. Disponeteci intorno gli scalogni canditi e servite con il sugo di cottura a parte.


Veramente buono, però io il cosciotto l'ho lasciato cuocere un'ora e mezza perchè non mi piace la carne cruda! E' rimasto comunque morbido e molto saporito.

Barbatrucco per pulire e affettare scalogni e cipolle senza piangere tutte le vostre lacrime: indossate gli occhialini da piscina dei vostri figli... per-fet-ti!

Un abbraccio e a presto
Paola
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sabato 3 novembre 2012

Risotto con la zucca nella zucca




E' tempo di zucca, questo è un modo carino di presentare il risotto. Un piatto saporito adatto alle feste e alle cene con gli amici.

Risotto alla zucca e salsiccia

una zucca di circa 2 kg e mezzo
400 g riso arborio
un porro grande
20 castagne lessate e pelate
300 g salsiccia
mezzo bicchiere di porto
burro e olio
timo
parmigiano
brodo vegetale
Lavare bene la zucca, incidere la parte soprastante e togliere un coperchio. Con tanta pazienza Big Smile svuotare la zucca della sua polpa, io ho usato uno scavino. Pennellare di burro l'interno e mettere al forno per 15'.  Rosolare in olio e burro il porro tagliato a rondelle sottili, aggiungere la salsiccia sbriciolata e l'interno della zucca tagliato a dadini. Fare rosolare bene, aggiungere il riso e farlo tostare, sfumare con il porto e fare evaporare. Spolverare di foglioline di timo. Portare a cottura aggiungendo il brodo. In ultimo mantecare con una noce di burro e due cucchiai di parmigiano, aggiungere le castagne rotte grossolanamente. Versare il risotto nella zucca calda e portare in tavola.
Nadia
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giovedì 1 novembre 2012

Risotto con Radicchio di Verona e Monte Veronese

Ciao a tutti!


  vi parlo di questa ricetta che abbiamo assaggiato alla fiera del riso lo scorso ottobre a Isola della scala (VR). una esibizione di risotti che merita di essere vista e "assaporata". Se capitate nei dintorni fermatevi!!

http://www.fieradelriso.it/

Alla fiera ci sono vari stand dove ogni azienda produttrice di riso(Ferron, Zacchè, ecc..) prepara secondo ricetta propria il risotto classico della zona "il risotto all'isolana". Fra gli stand però alcuni presentavano altre ricette, tra cui questa.

Il piatto che avevamo assaggiato in fiera era squisito e ci siamo riproposti di rifarlo a casa!

E quindi eccoci:

Ingredienti x 2:

- 3 tazzine di riso vialone nano Zacchè
- mezzo radicchio veronese tondo
- 70 g di Monte Veronese fresco tagliato a cubetti
- brodo di verdura qb
- mezzo bicchiere di vino bianco Lugana
- scalogno
- una noce di burro
- olio evo qb

Fare il soffritto con scalogno ed olio e lasciare appassire per bene. Aggiungere il riso e lasciare tostare per un paio di minuti. Aggiungere brodo quanto basta per tenere il riso coperto e a metà cottura inserire il radicchio fatto leggermente saltare in padella, in precedenza con un filo di olio. A 3 minuti dalla fine mantecare col formaggio e in ultima a fuoco spento con il burro.

La ricetta è semplice, facile, ma il gusto.... non ha eguali.

Qui siamo abiutati a mangiare risotti ma veramente questo va nella top ten! :-)

Et-voilà

Un abbraccio!




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Corzetti con salsa di pinoli



 I corzetti o croxetti in dialetto genovese, sono un'antica pasta tipica genovese. Sono stampati in modo che il condimento aderisca meglio alla pasta. Vengono stampati con degli appositi stampini in legno variamente decorati che si possono trovare nei negozi dei  "caruggi" genovesi. I corzetti sono  nati nel Medioevo ma nell'epoca Rinascimentale le famiglie nobili genovesi  facevano realizzare, dai propri cuochi, questo tipo di pasta con impresso lo stemma della famiglia, tutto ciò con lo scopo di rammentare ai commensali l’importanza della loro famiglia. Erano stampati diversamente sui due lati e generalmente su di uno compariva una piccola crocetta, "cruxetta", da qui il nome.

Ormai sono venduti industrialmente e si possono condire con i tipici condimenti liguri: pesto, salsa di noci e la salsi di pinoli, con cui li ho preparati io.


SALSA DI PINOLI

50 g di pinoli meglio tostati
30 g mollica di pane bagnata nel latte
olio evo
maggiorana
Mettere nel mixer i pinoli e frullarli fino ad avere una pasta omogenea, unire la mollica  e qualche fogliolina di maggiorana.Unire l’olio a filo fino ad avere una salsa cremosa. Aggiungere qualche cucchiaiata di acqua della pasta per diluire la salsa. Volendo si può aggiungere un paio di cucchiai di prescinseua, la tipica cagliata ligure ma io preferisco sentire il gusto dolce dei pinoli. Il parmigiano è facoltativo
Nadia


 
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