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sabato 3 settembre 2022

CONFETTURA DI PESCHE DI FINE ESTATE ALL'AMARETTO DA "NOT JUST JAM" DI MATTHEW EVANS

Di Vittoria

Settembre è appena arrivato ed è un momento magico per conservare la squisita frutta e verdura estiva, per godersela poi in inverno. Aprire un profumato barattolo di marmellata di pesche o di passata di pomodoro, ha il potere magico di riportarci immediatamente in estate!


Nella mia famiglia non si è mai comprato un barattolo di marmellata, o di passata di pomodori! A luglio, agosto e settembre, si facevano le conserve! Fare la marmellata per me è un atto naturale come respirare. 
La campagna piemontese, dove da bambina e ragazza sono stata in vacanza dai nonni per settimane (ora solo per pochi giorni purtroppo), produceva abbondanza di frutti. Il giardino fiorito, tenuto alla perfezione da mia nonna (e da un giardiniere), era circondato da molti alberi da frutto che regalavano mele, pere, ciliegie, albicocche, prugne e pesche, più in là filari e filari di vigna con i noci a segnare i confini. Non mancavano i noccioli lungo il viale, i castagni nel bosco e due cachi secolari a ombreggiare la terrazza, per non parlare dell'orto tenuto dai contadini che produceva i pomodori per la conserva invernale e ogni sorta di verdure. come se non bastasse c'erano le spedizioni pomeridiane per raccogliere le more e le gite in montagna per procurarsi lamponi e mirtilli.
Tolto quello che si mangiava quotidianamente, l'economia domestica prevedeva in automatico la conservazione di tutto quello che altrimenti sarebbe andato sprecato. Non si discuteva SE fare o meno le conserve, ma ci si organizzava per farle, come un fatto naturale e ineluttabile ed erano occasione preziose per passare del tempo insieme, per imparare dalle mani, per ascoltare la storia della famiglia nei racconti di era prima di noi.

Oggi tante cose sono cambiate e siamo passati dall'esigenza delle nostre nonne di conservare il cibo per non sprecarlo, al desiderio di avere un prodotto salutare, privo degli additivi delle conserve commerciali.
Il punto di intersezione fra questi due percorsi è quello degli chef che hanno lasciato le cucine fumose e malsane dei ristoranti cittadini per trasferirsi in campagna e ripartire dalla terra.

Matthew Evans, in tal senso, è uno degli esempi più famosi, visto che in Australia è una vera e propria celebrità. Le valigie le ha fatte verso la Tasmania, per comprare una fattoria dove produce il cibo che cucina e da dove partono le sue campagne di sensibilizzazione per il rispetto della natura e dei suoi abitanti (la fauna ittica in particolare).
Autore di programmi televisivi e di una decina di libri, è una delle voci più genuine nel campo della cosiddetta auto-produzione: impossibile non cedere al fascino delle sue ricette, in particolare parliamo del suo libro
 NOT JUST JAM, che questa settimana è il protagonista di Cook_My_Books
Decine di ricette sfiziose e originali, non solo marmellate, ma tutto quello che si può definire conserva; gelatine, salse, sottaceti, agrodolci e piccanti, succhi, sciroppi, creme.... anche nella più classiche delle marmellate, Matthew Evans aggiunge un tocco particolare, nuovo e geniale.



Io vi propongo una classicissima marmellata di pesche di fine estate, dolci e saporite, con l'aggiunta del liquore amaretto, che conferisce una nota speciale al sapore delle pesce, contrastando l'eccessiva dolcezza tipica di questo frutto; dopotutto l'abbinamento delle pesche con gli amaretti è un classico, ma qui gli amaretti sono sostituiti dal liquore, che ha una marcia in più.



CONFETTURA DI PESCHE DI FINE ESTATE CON AMARETTO


Questa è un bell’abbinamento fra l’amaro corposo e morbido dell'amaretto e l'inebriante fragranza delle buone pesche. Non avevo mai sentito una cosa del genere da ragazzo (cit. autore)

Per circa 3 kg – dieci vasetti da 300 ml

2 kg di pesche gialle di fine estate, una combinazione di pesche mature e alcune leggermente verdi per ottenere un livello di pectina più elevato

1 kg di zucchero
120 ml di succo di limone, filtrato (saranno necessari circa 6 limoni)
2–3 cucchiai di amaretto 

Lavate e sterilizzate i vasetti.
Tagliate le pesche a metà, poi in quarti, togliete i noccioli, quindi affettate ogni quarto a spicchi sottili. Conservate i noccioli in un contenitore in frigorifero.
Mettete le pesche in una grande ciotola di vetro o ceramica, quindi aggiungete lo zucchero e il succo di limone e mescolate bene. Coprite con pellicola a contatto con la superficie delle pesche, per evitare che le pesche scuriscano, quindi sigillate la ciotola con altra pellicola e mettete in frigorifero per una notte (o fino a 2 giorni, se lo desideri)
Il giorno dopo prendete i noccioli e rompeteli, eliminando i piccoli gherigli all'interno. Chiudete i noccioli in un sacchetto di garza.
Versate il composto di pesche in una larga pentola per marmellata, avendo cura di recuperare tutto lo zucchero e i succhi in fondo alla ciotola. Aggiungete il sacchetto di noccioli e mettete la pentola su fuoco medio, mescolando fino a quando lo zucchero non si sarà sciolto. Portate a bollore a fuoco alto, mescolando spesso. Riducete leggermente il fuoco per mantenere appena il bollore e cuocete fino a quando la marmellata inizia ad addensarsi, da 25 a 40 minuti.
Togliete dal fuoco e controllate se è pronta* Se è pronta, rimuovete con cura il sacchetto dei noccioli con un paio di pinze, quindi aggiungete l'amaretto a piacere e mescolate.
Versate nei vasetti riscaldati e chiudete. Conservate in dispensa fino all'apertura, quindi in frigorifero. Meglio attendere ad assaggiarla nel cuore dell'inverno.

*Test semplice di cottura
Mettete un piattino nel congelatore, togliete la marmellata dal fuoco in modo che non si scuocia e versate un po' di marmellata sul piattino freddo. Lasciate agire per 30 secondi e, se il dito che scorre sulla goccia di marmellata provoca la formazione di grinze, significa che il punto di cottura perfetto è stato raggiunto.




Questa Ricetta fa parte del progetto Cook_My_Books

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lunedì 2 dicembre 2019

SANDWICH DI BISCOTTI CIOCCOLATO E PECAN CON GELATO AL MINCEMEAT SPEZIATO AL RUM

di Vittoria




Natale si avvicina e nei paesi di cultura anglosassone si preparano i dolcetti preferiti di Babbo Natale, i tradizionali Mince Pie.
La notte di Natale ogni bambino ne lascia qualcuno per Babbo Natale, insieme ad un bicchierino di brandy e alle carote per le renne. 
Tradizionalmente sono piccole tortine di pasta frolla farcite con un ripieno speciale, molto profumato e saporito, composto da frutta secca, canditi, spezie, liquore, che va preparato parecchi giorni prima per dare tempo ai sapori di amalgamarsi. Il nome mincemeat (carne tritata) è rimasto unica traccia della ricetta antica che effettivamente prevedeva questo ingrediente.

Tradizionalmente tortine, ma questo profumato ripieno vogliamo lasciarlo chiuso lì?

Io vi propongo una nuova idea, fresca freschissima morbida e croccante, ma andate a curiosare oggi su Mtchallenge e stupitevi.



Per ora dovete accontentarvi del ripieno



MINCEMEAT SPEZIATA AL RUM

1 arancia piccola, succo e scorza finemente grattugiata
1 limone, succo e scorza finemente grattugiata
1 mela bramley (circa 200 g) sbucciata e privata del torsolo
150 ml di rum scuro
225 g di uvetta
225 g di uva sultanina
225 g di ribes rosso essicato o cranberry
100 g di canditi misti tritati
½ cucchiaino di cannella in polvere
½ cucchiaino di noce moscata appena grattugiata
1 cucchiaino di spezie miste macinate (pimiento, chiodo di garofano, zenzero, cumino)
225 g di zucchero muscovado
50 g di mandorle pelate, tostate e tritate.

In una pentola di medie dimensioni mettete scorze e succhi degli agrumi. Unite la mela grattugiata grossolanamente, mescolandola nei succhi mentre grattugiate per impedire alla mela di scurire.
Aggiungere il rum, la frutta secca, i canditi misti e le spezie e cuocete a fuoco lento, mescolando spesso, per circa 1 ora fino a quando la mela non si sarà sfatta, la frutta secca gonfiata e tutto il liquido sarà stato assorbito.

Aggiungete lo zucchero e mettete da parte a raffreddare, quindi aggiungete le mandorle tritate. Versate il mincemeat in barattoli sterilizzati e sigillare immediatamente. Conservate in frigorifero fino a quando lo utilizzerete per i vostri dolci.


.................TO BE CONTINUED




Ci rivediamo il 18 dicembre, sceglietene una fra le tante che trovate oggi su MTChallenge e preparate anche voi la vostra mincemeat 

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giovedì 27 settembre 2018

IL MIO BOOZY CHERRY & WALNUT MINCEMEAT PER IL CLUB DEL 27

di Vittoria





Con l'autunno ecco che ritorna anche il consueto appuntamento con Il Club del 27. 
Questo mese vi parliamo di Conserve tratte da "Preserving" di Emma Macdonald, un libro veramente accattivante per l'originalità delle proposte e per la pracisione e affidabilità delle ricette. Se vi piace l'arte delle conserve, non potete perdervelo.


 Specialissimo banner di MAI ESTEVE #quelgrangeniodellamai 

Intanto noi abbiamo provato parecchie ricette per voi e le potete trovare tutte elencate sulla pagina di oggi di MTChallenge 

Personalmente vi propongo una conserva speciale per Natale, perfetta per un regalo o per accompagnare il pranzo con una nota british





BOOZY CHERRY & WALNUT MICEMEAT
di Emma Mac Donald - Preserving

L'uvetta immersa nello sherry per diversi giorni ne fa una miscela inebriante, e tanto più deliziosa con ciliegie succose e noci croccanti. Perfetto per mele al forno e mince pie. Più a lungo lo lasciate maturare, meglio è.

Resa 1,8 kg
Tempo di preparazione 15 minuti, macerazione 48 ore, maturazione 2 settimane

250 g di mele da cuocere sode, pelate, pulite e grattugiate (2 mele renette)
275 g di ciliegie candite tagliate a metà
100 g di gherigli di noce spezzettati grossolanamente
500 g di uvetta mista (sultanina, corinto, zibibbo, cilena)
375 g di zucchero Demerara
100 g di grasso di manzo triturato 
1 cucchiaino di spezie miste
300 ml di sherry o rum scuro

Mettete tutti gli ingredienti in una grossa ciotola e mescolate moto bene. coprite e lasciate macerare per 48 ore mescolando ogni tanto.
Sterilizzate in forno sufficienti vasi e riempiteli con il micemeat quando sonno ancora caldi. Fate attenzione che non rimangano bolle di aria.
Chiudete immediatamente il coperchio, etichettate e riponete in un luogo freddo, asciutto e buio.
Lasciate maturare almeno 2 settimane prima di usarlo.





Il consiglio di Emma:
Il Mincemeat originariamente era un metodo per conservare la carne in alcool. Verso la metà del 20° secolo, la carne non venne più conservata in questo modo e nacque il mincemeat che conosciamo oggi. 
Il grasso di manzo è un ingrediente del passato e lo troviamo nelle ricette tradizionali. 
Al giorno d'oggi spesso viene usato il grasso vegetale, che lo rende adatto ai vegetariani. Puoi scegliere di usarlo in questa ricetta.







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venerdì 18 agosto 2017

IL LIQUORE DI 100 FOGLIE DI AMARENA per il Calendario del Cibo Italiano

di Vittoria

Oggi, per il Calendario del cibo Italiano, è la giornata dei liquori e sciroppi e noi la celebriamo con la ricetta del 100 Foglie di amarena, liquore aromatico molto in voga nel settecento e ottocento, quando non esistevano le bibite commerciali e le famiglie si ingegnavano per utilizzare ogni cosa la natura offrisse.
Questo tipo di liquore, prodotto principalmente con bacche, ma anche con foglie o noccioli, viene catalogato nei ratafià e in Italia è produzione familiare diffusa e tipica principalmente in Piiemonte, Abruzzo e Puglia.
All'estero il più famoso è prodotto in Catalogna.




Nella tradizione italiana sono decine i liquori e sciroppi ottenuti da frutti, erbe, fiori, bacche e molti li troverete pubblicati da altri blogger per festeggiare questa giornata, troverete tutti i link nell'articolo di oggi sul sito del Calendario del Cibo Italiano e in rete troverete moltissime notizie seguendo l'hashtag #c52liquori #c52sciroppi



Ho scelto questo liquore molto particolare, il 100 foglie di amarena, perchè era uno di quelli che vedevo fare in casa e ha la particolarità di essere fatto con le foglie invece dei frutti (esiste anche una versione con i noccioli); foglie che vanno raccolte in primavera o finchè ci sono i frutti sull’albero e in macerazione rilasciano un aroma intenso di amarena, come ci fossero i frutti dentro.

Ricordo nonne e zie, nella grande casa dove ci riunivamo d’estate a Bra, in Piemonte,  indaffarate a raccogliere, pulire, affettare, seccare, macerare, cuocere, invasare, bollire, tutto quello che orto, vigna, frutteto, campi e bosco offrivano.

Fra queste facevano anche sciroppi e liquorini che io ho sempre detestato perché eccessivamente dolci.

La loro specialità era il Laurino, liquore di bacche del Lauroceraso, ma per quello dovrete aspettare l’autunno, le bacche maturano a fine estate e poi deve maturare….

Invece il 100 foglie di Amarene si prepara in primavera inoltrata ed eccolo qui pronto da bere o da regalare a Natale.


Mi rammarico di non avere ascoltato attentamente perché nel quaderno nero strappato di nonna Ines, di queste preparazioni non si parla. Tutto era fatto a occhio.  Mamma per fortuna ha proseguito la tradizione aiutata anche da un bellissimo libro, infallibile e ormai introvabile, e la ricetta è così arrivata anche a me che ve la giro.

La base è il vino rosso
In Piemonte si usava sicuramente una Barbera, io ho optato per un Lambrusco che forse è un po’  leggerino. Da una ricerca in rete ho scoperto che questo liquore è molto in voga in Abruzzo e Puglia dove i vini più più usati sono rispettivamente il Montepulciano d'Abruzzo e il Primitivo di Manduria. Insomma un rosso di buon corpo.



100 FOGLIE DI AMARENA
Per 1,2 lt circa di liquore

100 foglie di amarena verdi e grosse
1 limone, la scorza
1 bottiglia di vino rosso, 750 ml
150 g  zucchero semolato +50 g zucchero liquido (se serve)
250 ml alcool da dolci 95°

Pulite le foglie con una pezzuola umida e mettetele in un vaso di vetro a chiusura ermetica con la scorza di limone, il vino e lo zucchero.
Chiudete e fate riposare 2 mesi al buio, agitando il vaso ogni tanto.
Filtrate con un colino e poi con l’apposito filtro di carta, aggiungete l’alcool e imbottigliate.
Fate stagionare 2 mesi prima di assaggiare.

Nota:
Prima di imbottigliare ho assaggiato e aggiunto altri 50 g di zucchero liquido perché era troppo forte


Fonti:



Siti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ratafi%C3%A0


















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sabato 11 giugno 2016

LA CIPOLLA DI GIARRATANA - DECLINAZIONI DI DOLCEZZA

Di Vittoria

Oggi la cipolla è protagonista di una Giornata Nazionale del Calendario Italiano del Cibo di cui è Ambasciatrice Anna Laura Mattesini di Eatparadeblog



Festeggio questa giornata parlandovi della Cipolla di Giarratana, un meraviglioso prodotto del nostro territorio

La Cipolla di Giarratana è una varietà di cipolla, dolce e dalle dimensioni considerevoli, con bulbi dalla forma schiacciata e tunica di colore bianco-brunastro, che è coltivata nel territorio del comune di Giarratana, negli Iblei.
È un prodotto tipico siciliano e grazie al suo particolare gusto dolce e mai pungente, la cipolla di Giarratana è stata inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).


Da sempre il comune di Giarratana, negli Iblei, è noto per la produzione di queste cipolle straordinariamente dolci e dalle dimensioni molto grandi, che pesano normalmente circa 500 grammi, ma che possono anche superare i due chilogrammi.

L’altopiano ibleo è solcato da vallate anguste, più o meno profonde, incastonate nella bianca roccia calcarea da cui si originano i suoli bruni che, assieme al clima collinare, determinano le condizioni ambientali ideali per la coltivazione di questa cultivar di cipolla.
Tradizionalmente la semina viene effettuata a partire dalla fine di ottobre, durante il plenilunio o con luna calante, in semenzaio, e il trapianto ha luogo in febbraio-marzo quando, per ogni metro quadro si dispongono circa 16-20 piantine.

La raccolta comincia a partire dalla fine di luglio e continua lungo tutto il mese di agosto.
Dopo la raccolta si lasciano asciugare i bulbi in campo per una settimana e successivamente si conservano in luoghi asciutti e ventilati.

La Cipolla di Giarratana è anche Presidio Slow Food
Area di produzione Comune di Giarratana (provincia di Ragusa)
Il Presidio intende aiutare i produttori a migliorare la conservazione della cipolla per poterla utilizzare e commercializzare più a lungo, e avviare la produzione di conserve e trasformati, comunemente preparati nelle famiglie di Giarratana.



A Giarratana, in occasione della festa di San Bartolo, si perpetua una tradizione antichissima con l’organizzazione di una sagra, in grado di mettere in vetrina le peculiarità di un ortaggio che, proprio nel centro montano dell’area iblea, trova la sua magnificenza: il 14 agosto 2015, infatti, si è tenuta la trentasettesima edizione della sagra della cipolla di Giarratana, che ha richiamato migliaia di persone, facendo diventare il paesino un punto di riferimento insostituibile dell’area iblea in occasione della vigilia di Ferragosto.
Pochi giorni prima della sagra vengono allestiti degli stand nei quali la cipolla viene cucinata e servita in ogni modo, cotta, cruda, accompagnata da formaggio, vino e altre bontà. 


Cipolle di Giarratana al forno - mercato di Catania 2016


Protagonista di molte ricette tradizionali della provincia di Ragusa, la cipolla di Giarratana sostiene la sapidità delle focacce “chiuse” – le scacce – ripiene con pomodoro e cipolla, dei contorni a base di cipolla arrostita alla griglia e delle cipolle ripiene con spezie.
È molto dolce, per nulla pungente, caratteristica peculiare di questo ortaggio, e quindi è ottima anche cruda, in insalata, o condita semplicemente con olio extravergine di oliva e sale. Date le dimensioni, molto grandi, viene spesso utilizzata come “cucchiaio” per contenere le prelibate fave cottoie dell’altopiano modicano.

Qui un po’ di informazioni e consigli relativi a questa dolcissima cipolla e una serie di ricette sfiziose.

Io vi propongo due ricette:
la prima è una deliziosa cipolla al forno, ma racchiusa in meringa di sale. Ricetta realizzata dalla mia carissima amica Nadia Ambrogio che l’ha pubblicata QUI e io ve la ripropongo




CIPOLLA DI GIARRATANA IN MERINGA AL SALE
Avevo già sperimentato con successo e gradimento la cottura del pesce in meringa salata ma queste cipolle sono una vera bontà. Naturalmente la grande qualità della cipolla ha fatto la differenza ma voglio provare a rifare questa ricetta con normali cipolle bionde. Il procedimento è molto semplice

2 cipolle di Giarratana kg 1,400
1000 g sale fino
4 albumi
timo , santoreggia
olio evo
aceto balsamico

Montare a neve ferma gli albumi unendo a metà montaggio il sale fino, aggiungere qualche fogliolina di erbe. Lavare le cipolle senza sbucciarle e asciugarle bene. Sulla leccarda del forno coperta da carta forno, disporre due strati separati di meringa al sale, al centro di ognuno sistemare le cipolle e ricoprirle perfettamente con la meringa, livellando bene con un cucchiaio in modo da non lasciare buchi.
Mettere in forno caldo 200° per circa un'ora e trenta minuti. Dipende dalla dimensione delle cipolle.
Togliere dal forno rompere la crosta e servirle tagliate in quattro cosparse di olio, foglioline di erbe e qualche goccia di aceto balsamico




La seconda è la mia composta di cipolle di Giarratana ottima per accompagnare formaggi piccanti, carne arrosto o fegato scaloppato come avevo raccontato QUI



COMPOSTA DI CIPOLLE DI GIARRATANA
2 kg di cipolle bianche, carnose, tenere e dolci di Giarratana (RG)
1,6 kg zucchero semolato (si può metterne una parte di canna, diciamo 400 gr)
2 foglie di alloro
1 pugno di uvetta passolina (Corinto)

Affettare le cipolle e metterle a macerare una notte con lo zucchero, una o due foglie di alloro e due bicchierini di aceto di mele. Daranno molto liquido che NON va buttato!
Il giorno dopo mettere tutto al fuoco e cuocere a fuoco dolce come per una normale marmellata.
Invasare bollente e chiudere i coperchi; raffreddando faranno il sottovuoto.
Volendo si possono unire in macerazione uno o due pugni di uvetta Corinto, quella piccolissima e molto scura, tipica siciliana.
La composta deve risultare morbida, con i filetti di cipolla ben caramellati e una parte sciropposa.
Buona con carni arrosto e griglia, con formaggi stagionati e saporiti. Si conserva a lungo.

  


Fonti










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lunedì 1 settembre 2014

Marmellata di pesche profumata alla lavanda

Per la serie: SonPuntiDiVista!!!
Matteo: "grande mamma, hai preso l'anguria, buoooona!"
Sami: "l'anguria???? Ma quanti semini che ha!!!"
 
Ecco, queste sono le belve! Uno che vede il positivo e uno che borbotta di default! Non potrebbero essere più diversi!
 
Matteo: "hai fatto la marmellata? buona, me la fai assaggiare?"
Sami: "io non la mangio, ci sono i pezzi..."
io: "ma no amore, l'ho passata, non ci sono pezzi"
Sami: "ah, ok....ma non mi piace la marmellata..."
(ahahahha....bugiardissimo!!!)
 
Ecco, devo ammettere che mi fanno proprio divertire!!!!
 
 
Questa marmellata è eccezionale. Le pesche arrivano direttamente dall'albero, appena colte, erano enormi e dolcissime!
Mentre le cuocevo mi è venuta l'idea di profumare la marmellata con dei fiori di lavanda...e mi son detta "perché no?" Detto, fatto!
 
 
Marmellata di pesche profumata alla lavanda - Paola
Ingredienti:
1,6 kg di pesche (peso della frutta già snocciolata)
800 gr di zucchero
1 cucchiaino di fiori di lavanda


Lavare, snocciolare e tagliare a tocchetti le pesche (io ho tenuto anche la buccia perché le pesche erano superBIO). Metterle in una pentola con lo zucchero e cuocere a fuoco medio per circa un'ora mescolando spesso. Con un frullatore ad immersione frullare la marmellata. Proseguire la cottura finchè la consistenza è tale per cui, se verso un cucchiaino di marmellata su un piattino e la lascio raffreddare, se alzo poi il piatto in posizione verticale, la marmellata non cola.
Prima di invasare aggiungere la lavanda, mescolare velocemente e quindi mettere nei barattoli, chiudere immedietamente e lasciar raffreddare. Raffreddando i barattoli andranno sottovuoto.
Conservare in luogo fresco e buio.

 
Le colazioni quest'inverno avranno un profumo fantastico!
Un abbraccio
Paola


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venerdì 19 luglio 2013

Di fichi caramellati e...sguardi fichi

Delle volte c'e' il mondo intero in uno sguardo...e ci sono sguardi da cui non distoglieresti mai gli occhi!
Sabato scorso ero al matrimonio della mia Kikina con Filippo e l'ho visto....
Lei e' arrivata, splendida, raggiante, bellissima. Scende dalla macchina accolta da un applauso e pian piano si avvia ad entrare in chiesa!
Lui era la' ad aspettarla. E mentre tutti guardano la sposa entrare io mi giro e guardo Filippo (lo sposo), la sua espressione appena la vede, appena il suo sguardo incontra quello di Chiara. La guardava avanzare verso di lui e sembrava che non avesse mai visto niente di piu’ bello, c’era gioia pura che brillava nei suoi occhi e amore...tanto amore... c’era impazienza di prenderla per mano, c’era voglia di costruire una vita insieme, di prendersi cura di lei, c’era certezza, sicurezza, forza, c’era tutto il suo futuro da scrivere con lei....e finalmente Chiara e' arrivata accanto a lui perche' io a questo punto sto gia' piangendo! ^___^


Bhe, delle volte e' grandioso anche solo esserci, senza essere i protagonisti perche' anche se quello sguardo non era per me, io ero li a gustarmi l'atmosfera, l'ho visto e mi ha consolata e mi ha fatta sognare e sognare e sognare....
Ora, dopo tanta poesia passiamo ai fichi.... facile no?

La ricettina arriva da Bea, la nostra strega bolognese...ne parlavamo un giorno in una mail e non avendoli mai assaggiati ero curiosissima di provarli, quindi mi sono rimboccata le maniche e via...

Vi riporto qui sotto la ricetta pari pari come me l'ha inviata lei!


Fichi caramellati - di Bea
1 kilo di fichi
500 g di zucchero
2 limoni

i fichi devono essere sodi, non avere crepe, devono rimanere interi fino alla fine. Lavali velocemente, senza toglier il picciolo, mettili TUTTI STESI in una padella larga e bassa, anche vicini vicini ma in un solo strato. Cospargi di fettine sottili di limone poi copri tutto con lo zucchero. Se hai tempo lascia riposare coperti mezza giornata. Metti su fuoco bassissimo, con reticella spargifiamma, e lasci cuocere (all'inizio con coperchio, finchè non si scalda bene la padella poi scopri), devono fare un sacco di sugo. Con due forchette li giri delicatamente uno ad uno ogni tanto, devono cuocere almeno un paio d'ore, finchè il sughetto si è ristretto ed è diventato uno sciroppo, e i fichi sono belli scuri. Se la fiamma è bassissima come deve non si attaccano nè si caramella troppo il sugo.
Li metti nei barattoli (anche i limoni) e distribuisci equamente il sugo, il tutto bollente come per la marmellata, chiudi e fanno il vuoto allo stesso modo.


Non posso dire che siano buonissimi perche' in realta' sono mooooolto piu' che buonissimi!

Quindi visto che e' anche la stagione giusta vi consiglio davvero di approfittarne e prepararli!
Un abbraccio e buon fine settimana a tutti!

Paola

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lunedì 8 aprile 2013

La giardiniera....quel che non sono io!

Ma si dai, ve lo avevo gia' raccontato che non sono proprio portata per il giardinaggio... e diciamo che sto parlando per eufemismi!
La verita' e' che sono un disastro, ho il pollice nero e verso...adoro fiori e piante, ma dopo due giorni con me la loro fine e' certa! Allora se proprio mi va di avere qualche fiore in casa mi oriento su quelli recisi, che tanto piu' di qualche giorno non durano e non e' certo colpa mia!
Per rallegrare la tavola di Pasqua pero' ho voluto fare un piccolo centrotavola fiorito, cosi' sono andata al vivaio e ho scelto tre piccole piantine fiorite da sacrificare...L'idea l'avevo vista su pinterest che ormai e' diventata una mania, ma questo mi era sembrato cosi' facile e a portata di mano che insomma... ce la potevo fare!


Invece questa giardiniera che vado a presentarvi....lei si che e' buonissima!!!!
La fa sempre la mia Adele con una ricetta passatale da niente meno che dalla mitica zia Marisa! Quindi una garanzia! Non avete idea del traffico di ricette che c'e' a casa e lo spaccio di vasi di conserve che ne deriva poi!
Ne ho portato un vaso a Genova dalle streghe del blog e anche loro hanno molto apprezzato, tanto che l'Adele gongolava quando le ho fatto i complimenti e se ne e' uscita con un: " e dai...un quei cos da bon son buna anca mi de fal" (...qualcosa di buono son capace anche io di farlo), perche' lei si sminuisce sempre, ma e' davvero una grandissima!

Giardiniera - ricetta della zia, preparata dall'Adele!
Ingredienti:
2 zucchine
2 carote
1 costa di sedano
2 peperoni
1 cavolfiore
1 finocchio
300 gr di cipolline (oppure una cipolla bianca)

1 lt di vino bianco
1 lt di aceto
100 gr di sale
100 gr di zucchero

Portare ad ebollizione i liquidi con il sale e lo zucchero.
Aggiungere le verdure pulite e tagliate, quando riprendono l'ebollizione cuocere per 4 minuti.
Scolare e far asciugare su un panno di spugna e quando sono fredde sistemarle nei vasi e coprire con olio di semi di mais.

E' un ottimo contorno!
Conservare in luogo fresco e al riparo dalla luce.



Buon inizio settimana a tutti!
Paola



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mercoledì 27 giugno 2012

FEGATO SCALOPPATO AL PORTO, CIPOLLE GLASSATE E VISCIOLE IN AGRODOLCE

Devo dire subito un GRAZIE a Elisa di Saporidielisa e al team di Menuturistico per la proposta per la sfida di questo mese: Le Scaloppine!!!!
Una ricetta semplice (in apparenza), che facciamo praticamente in ogni cucina italiana, ma leggendo il bel post di Elisa mi sono resa conto di tanti piccoli errori che si commettono per fretta o pigrizia e che spesso compromettono il piatto.
Una morbida fettina ricoperta di sughetto saporito si trasforma in un attimo in una cosa bruciaticcia, asciutta e appiccicosa, per nulla invitante.
Lei ci spiega benissimo il procedimento e la tecnica professionale per ottenere il meglio.
E ovviamente funziona!
Bisogna solo avere un pizzico di pazienza in più e avere pronti gli ingredienti giusti scelti per la ricetta perché l’esecuzione deve essere rapida.
Intanto ci ha anche insegnato o ricordato cosa sono e cosa significano termini di cucina molto precisi e professionale come deglassare, e la differenza importante fra fondo di cottura e fondo di cucina. Andate al leggere la sua proposta dove spiega tutto da vera professionista.

Io però non mi accontento, non ce la faccio.
Devo trovare un’idea che mi faccia innamorare.
Qualcosa di speciale da sperimentare.
Qualcosa che non ho mai fatto prima.
Lo so, amo vivere pericolosamente e la prudenza non è la mia specialità.

Quindi non mi decidevo mai a fare queste benedette scaloppine e giorno dopo giorno si avvicinava il termine della gara, comparivano meraviglie, ma dal mio cervello non scaturiva nulla di nulla!
Il blocco dello scrittore della cuoca? Forse si, fatto sta che la padella restava nell’armadio..........

.......finchè l’altra notte, complice una tosse secca fastidiosissima che non mi lascia dormire, finalmente ho “visto” le mie scaloppine.

Volevo qualcosa di saporito e stavo quasi per decidermi per la carne di cavallo quando un’altra mia passione ha fatto prepotentemente irruzione sulla scena. Ma certo, le frattaglie!!!! So che molti inorridiscono, mentre altrettanti le adorano (e un giorno mi deciderò a fare un invito frattagliesco per accontentare chi in casa non le assaggia mai).

Ecco come è nata la mia proposta per l’MTC di giugno. Non è propriamente estiva, ma assolutamente golosa tanto che marito e figlio l’hanno apprezzata nonostante non amino per nulla le frattaglie.


FEGATO SCALOPPATO AL PORTO
con Cipolle di Giarratana glassate e composta di Visciole in agrodolce

Per 2 persone




2 fette di fegato di vitello abbastanza sottili e uniformi (queste non si possono battere) di circa 100 gr l’una
Farina poca per infarinare il fegato
2 noci di burro chiarificato
2 cucchiai di Porto Ferriera, Riserva Dona Antonia invecchiato 8 anni.
100 ml circa di brodo ristretto di carne fatto con il mio dado casalingo, ricetta liberamente tratta da quella di Paola…..che viene da quella di Mapi

2 cucchiaini di composta di cipolle di Giarratana (ricetta qui sotto)

10 visciole in agrodolce intere con un po’ di composta e sciroppo (ricetta qui sotto)

Preparare un cucchiaino a testa di composta di cipolle scaldandola leggermente e aggiungendo una punta di peperoncino in polvere.
Pulire le fette di fegato da bordi, pellicine, tubicini e parti tenaci in modo che non si arriccino in cottura.
Tagliarle a metà, infarinarle leggermente e rosolarle 1 minuto per parte in una padella dove avrete fatto scaldare una noce di burro chiarificato con 2 foglie di alloro.
Salare leggermente e togliere le fette di fegato dalla padella appena dorate.
Deglassare il fondo di cottura con il porto incorporando bene tutti i succhi del fondo della padella, fare sfumare pochi secondi, aggiungere il fondo di cucina scelto (il brodo di carne ristretto) e ancora un poco di burro. Io ho anche aggiunto una leggerissima spolverata di farina per dare cremosità alla salsa.
Fare andare al massimo un minuto per legare bene i sapori.
Filtrare la salsa, rimettere le scaloppine in padella e nappare con poca salsa. Scaldare bene.
Sistemare 2 scaloppine in ogni piatto, nappare con la salsa calda, disporre in ogni piatto 5 visciole insieme a un poco della parte frullata e sciropposa, aggiungere la composta di cipolle e servire con una fetta di pane brioche tostato leggermente.



Composta di Visciole in agrodolce
 

500 gr di visciole grosse e ben mature e sode
500 gr di zucchero
100 ml circa di aceto di mele



Pulire le visciole e snocciolarle. Mettere in un pentolino con lo zucchero e l’aceto e fare sobbollire per 10 minuti schiumando. Con una schiumarola estrarre un terzo dei frutti e frullare il resto grossolanamente. Rimettere dentro i frutti interi e continuare a cuocere per almeno altri 10 minuti.
Raffreddando deve assumere la consistenza della marmellata, ma non eccessivamente asciutta.














Composta di cipolle di Giarratana
 
2 kg di cipolle bianche, carnose, tenere e dolci di Giarratana (RG)
1,6 kg zucchero semolato (si può metterne una parte di canna, diciamo 400 gr)
2 foglie di alloro
1 pugno di uvetta passolina (Corinto)




Affettare le cipolle e metterle a macerare una notte con lo zucchero, una o due foglie di alloro e due bicchierini di aceto di mele. Daranno molto liquido che NON va buttato!
Il giorno dopo mettere tutto al fuoco e cuocere a fuoco dolce come per una normale marmellata.
Invasare bollente e chiudere i coperchi; raffreddando faranno il sottovuoto.
Volendo si possono unire in macerazione uno o due pugni di uvetta Corinto, quella piccolissima e molto scura, tipica siciliana.
La composta deve risultare morbida, con i filetti di cipolla ben caramellati e una parte sciropposa.
Buona con carni arrosto e griglia, con formaggi stagionati e saporiti. Si conserva a lungo.

Le cipolle di Giarratana sono enormi dolcissime e veramente speciali, potete vederle QUI,
fanno anche una bellissima sagra il 14 agosto.






Questa proposta partecipa all’MTC di giugno





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