martedì 30 ottobre 2012

Brioches per colazione





La ricetta è quella della treccia di Adriano Continisio, sono venute molto soffici e buone, ho solo aumentato la quantità dello zucchero.

Brioches

Per l’impasto:


500 g farina 0 e manitoba
150 g latte
80 g zucchero (io ne ho messo 150 g)
100 g burro
2 uova
2 tuorli
8 g sale
6 g lievito fresco
1 cucchiaino miele
per la finitura
un uovo sbattuto
granella di zucchero
una tavoletta di cioccolato
 
Preparare il lievitino. Sciogliere il lievito nel latte tiepido con il miele e 150 g di farina, mescolare e fare riposare per circa 30'. Mettere l'impasto in planetaria aggiungere un uovo e poca farina e fare andare per qualche minuto aggiungendo via via uova e farina. In ultimo mettere il sale ed il burro morbido poco alla volta. Formare una palla, ungere di burro e fare riposare fino a che è triplicato di volume. Dividere l'impasto in due. Stendere ogni pezzo in un disco non troppo sottile, tagliare in otto triangoli ogni disco. Mettere un pezzo di cioccolata su ogni base del triangolo e arrotolare richiudendo il cioccolato e dando la classica forma del cornetto. Disporre su una teglia da forno ben imburrata i cornetti ben distanziati. Porre in luogo tiepido fino al raddoppio. Spennellare con l'uovo sbattuto, cospargere di granella di zucchero e infornare a 180° per circa 15'/20'.
Purtroppo al momento di farcire di cioccolato ho scoperto che la metà dello stesso era stato mangiato :-) marmellata non ne avevo, per cui risultano poco farcite. Ma voglio provare a rifarle farcite di marmellata. E' una preparazione semplice (indispensabile avere un'impastatrice) è solo un pò lunga per via delle lievitazioni ma ne vale la pena.
Nadia
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domenica 28 ottobre 2012

IL PANE DOLCE DELLO SHABBAT PER L’MTC DI OTTOBRE

di Vittoria

…….E NON E’ UNA CHALLAH!!!!



Questa volta la sfida mensile di Menuturistico che tanto mi (ci) appassiona mi ha messo in difficoltà. Non tanto per le difficoltà tecniche che pure esistono, ma perché la bellissima ricetta che Eleonora ci ha proposto è così ricca di tradizione storica e familiare, di significati religiosi e affettivi che mi ha emozionato e non sapevo bene quali cambiamenti sarebbero stati adatti a rispettare la tradizione così importante e quali invece sarebbero risultati stonati.
Eleonora ci ha dato modo di addentrarci almeno di un passetto in un mondo che non conosciamo e per l’ennesima volta mi trovo a dire che la partecipazione a questo gioco è magica perché ci apre ogni volta nuovi orizzonti, non solo in cucina. Grazie Ale e Dani
Stavolta è occasione di avvicinarci alle tradizioni alimentari della religione ebraica di cui conosco pochissimo (e nelle nostre scuole ancora oggi non si insegna quasi nulla delle religioni esistenti al mondo) e quel poco che ne so lo devo alla frequentazione di amiche sui blog.
Abbiamo dovuto confrontarci con le regole della kasherut e la mia maggiore difficoltà non viene tanto dal rispettare o meno certe regole, ma proprio dal fatto che esistano divieti alimentari imposti dalla religione.
Insomma per reinterpretare questa proposta mi sono data da fare, ho guardicchiato in giro, ho letto libri e chiesto ad amici e poi ho scelto di interpretare il pane dolce del sabato con due ripieni dai profumi indubbiamente mediterranei con ingredienti che sono di uso comune sicuramente in Israele, ma anche in tutti i paesi del mediterraneo fra cui l’Italia e il Marocco in omaggio al paese dove abita adesso Eleonora (e che muoio dalla voglia di visitare)

La ricetta dell’impasto per la treccia è quella di Eleonora, la trovate QUI e ve la riporto identica:

per due trecce ripiene:

500 gr di farina 0
2 uova grandi medie (circa 60-62 gr con il guscio)
100 gr di zucchero
20 gr di lievito di birra
125 ml di acqua tiepida
125 ml di olio extra vergine d'oliva
10 gr di sale

Prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione. Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto e tagliarlo in due parti uguali. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15.

La prima treccia:


PANE DOLCE DEL SABATO AL PROFUMO DI MANDORLE
Per il primo ho scelto le mandorle bianche e profumate con cui si fanno croccanti deliziosi e una pasta morbida da cui si ottiene un latte fantastico.
Ho fatto una crema pasticcera soffice con il latte di mandorla arricchita poi con una granella di mandorle caramellate.
Ingredienti:
Metà impasto steso in 3 strisce
Una manciata di mandorle caramellate (ricetta in fondo) ridotte in granella grossolana con un pestacarne
Un tuorlo
Un cucchiaino di zucchero
Semi di sesamo bianchi e neri

Per la crema (deve essere abbastanza soda)
Mezzo litro di latte di mandorla
2 tuorli d’uovo
4 cucchiai di zucchero semolato
2 cucchiai di farina

Montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la farina setacciata, versare a filo il latte caldo battendo con la frusta, mettere sul fuoco e fare cuocere mescolando spessissimo. Si addensa in pochi minuti.
Fare raffreddare completamente con una pellicola a contatto perché non si formi la pelle.
Quando è fredda metterla nella sac-a-poche con bocchetta liscia e stenderla sulle 3 strisce di pasta.
Aggiungere sopra la granella do mandorle al caramello.
Chiudere molto bene i tre rotoli di pasta e intrecciare. Fare lievitare 2 ore, pennellare di tuorlo diluito con zucchero e acqua, cospargere di sesamo bianco e nero. Infornare a 180° per circa mezz’ora.

La seconda treccia:

La scelta è caduta sulla zucca per una serie di motivi.
Per prima cosa adoro la zucca per il sapore ben definito, ma che si adatta bene sia a preparazioni salate che dolci.
Poi è una verdura assolutamente di stagione, economica (che di questi tempi non guasta), nutriente e quasi ovunque è un prodotto locale, a km zero e quindi da preferire a ingredienti che vengono da lontano.
E non dimentichiamo che questa sfida si svolge e conclude a ridosso di Halloween dove la zucca è regina!
E poi leggendo e cercando ho trovato su un blog (e non mi ricordo quale, mannaggia!) che la comunità ebraica di Libia utilizza la marmellata di zucca come ingrediente tradizionale.
Che volevo di più? :-)


PANE DOLCE DEL SABATO ALLA ZUCCA CANDITA

Metà impasto steso in 3 strisce
Un barattolo grande di zucca candita (ricetta in fondo)
50 gr di zenzero candito tagliato a dadini minuscoli
Una manciata di pistacchi sgusciati non salati
Un tuorlo
Un cucchiaino di zucchero
Semi di papavero

Scolare la zucca dall’eccesso di sciroppo e distribuirla sule tre strisce. Aggiungere i dadini di zenzero e i pistacchi. Chiudere i tre rotoli, intrecciare e far lievitare 2 ore. Pennellare di tuorlo diluito con zucchero e acqua, cospargere di semi di papavero e infornare a 180° per circa mezz’ora.


ZUCCA CANDITA


Tagliare a dadini piccoli un chilo di zucca a polpa soda. Portare a ebollizione mezzo litro di acqua con 300 gr di zucchero. Quando è sciolto aggiungere i dadini di zucca e 4 o 5 semi di cardamomo. Fare bollire 5 minuti e lasciare raffreddare. Scolare i dadini, riportare lo sciroppo a ebollizione, ributtare dentro la zucca, spegnere e fare raffreddare. Ripetere questo procedimento altre 3 o 4 volte finchè il liquido sarà diventato sciropposo denso e i dadini lo avranno assorbito in parte. Levare i semi di cardamomo. Invasare bollente. Chiudere il tappo subito e raffreddando farà il sottovuoto.

MANDORLE CARAMELLATE


Mettere in una padella le mandorle e farle scaldare, poi aggiungere zucchero abbondante e fare scaldare muovendole con una paletta. Piano piano lo zucchero si scioglierà e rivestirà le mandorle. Non farlo bruciare. Poi aggiungere altro zucchero e rimettere al fuoco. Ripetere 2 o 3 volte finchè le mandorle avranno un bel rivestimento spesso. Diventano tipo grosse caramelle. Versarle su un piano di marmo unto di olio di mandorle cercando di separarle. Fare raffreddare e separare con un coltello quelle che sono rimaste attaccate. Conservare in un vaso chiuso. Temono l’umidità.

Questa ricetta partecipa all’MTC di Ottobre



Nota assolutamente importante che nella fretta era rimasta nella tastiera:

Devo ringraziare tantissimo Eleonora per avermi fatto conoscere questo impasto di brioche all'olio. E' stata una piacevolissima sorpresa. al contrario della brioche al burro, questo si mantiene morbido e mangiabile anche fino a 2 giorni dopo. Fantastico!
GRAZIE GRAZIE ELE!


ALTRE NOTE MIE:

L'olio di oliva che avevo a disposizione è risultato un po' troppo saporito, sarò "costretta" a riprovare con un olio più leggero o con un olio di riso.

Per la sfida non potevo variare gli ingredienti dell'impasto, ma la treccia alla crema di mandorle voglio rifarla impastando con il latte di mandorla al posto dell'acqua. E la crema devo farla ancora più soda perchè in forno ne è uscita un bel po' lasciando i buchi e ammollando l'impasto.. Forse dovrei semicongelarla in modo che in forno non arrivi a bollire e non sciolga anche i pezzetti di croccante.

La treccia alla zucca è pericolosa. Da dipendenza, non riuscivo a smettere di mangiarla!





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giovedì 25 ottobre 2012

I Pizzoccheri per la Svizzera nel piatto.

Quando ho visto da Tery il contest "La Svizzera nel piatto" non ho potuto resistere, ho seguito il suo consiglio e sono corsa a registrarmi!
Si chiedeva di realizzare una ricetta tipica della tradizione italiana reinterpretandola usando un formaggio svizzero!
Pensando ai piatti tipici della mia regione e cercando di usare anche ingredienti di stagione non ho avuto dubbi: avrei cucinato i pizzoccheri sostituendo il Bitto o il Casera con l'Emmentaler. Bhe, devo dire che quel suo aroma dolce di noce si e' accostato bene agli altri ingredienti e fondendo ha legato perfettamente il tutto!


Pizzoccheri - my way
Ingredienti per 4 persone:
4-5 patate
10 foglie di verza
250 gr di pizzoccheri
150 gr di Emmentaler
70-80 gr di burro
2 spicchi di aglio
4 foglie di salvia
sale e pepe q.b.


Sbucciare le patate, tagliarle a pezzi non eccessivamente grossi e metterle a cuocere in acqua salata in una pentola capiente. Quando iniziano a bollire calcolate circa 15 minuti.
Nel frattempo pulite la verza e tagliate le foglie a pezzi.
Tagliate l'Emmentaler a dadini.
A fuoco basso fate fondere il burro con gli spicchi d'aglio e le foglie di salvia; se piace anche una spruzzata di pepe. A me piace e vi assicuro ci sta d'incanto.
Trascorso il tempo di cottura delle patate, aggiungete nella stessa pentola le verze spezzettate e i pizzoccheri. Portate a cottura i pizzoccheri, ci vorranno circa 10 minuti.
Scolate bene, rimettete il tutto nella pentola, aggiungete il formaggio, il burro fuso e mescolate per amalgamare tutti gli ingredienti.
Servite ben caldo e.... sognate!


Con questa ricetta partecipo al contest "La Svizzera nel piatto" organizzato da Peperoni e Patate in collaborazione con Formaggi dalla Svizzera


Vorrei approfittare poi per altre due comunicazioni!
Una che riguarda questo blogghino, che e' stato citato sul numero di Novembre di Sale&Pepe per la ricetta dei cavatelli!  Nel caso non si capisse dalla grandezza del testo utilizzato, dire che ne siamo molto orgogliose e' poco!!! ^___^


La seconda riguarda un'iniziativa promossa dall'associazione "Un vero sorriso" per raccogliere fondi destinati alla ricerca dell’Atassia Telangectasia, malattia pediatrica ereditaria molto rara.
Il 14 novembre, a partire dalle 19.30 presso lo spazio InKitchen Loft di Milano, si svolgerà un corso di cucina il cui ricavato sarà devoluto all’Associazione stessa. Il menù, appositamente preparato da Nicola Cavallaro chef del ristorante Un Posto a Milano, prevede sei portate dall’antipasto al dolce. Un’attenzione particolare inoltre sarà riservata anche alla presentazione dei piatti che regalerà un sorriso a tutti i partecipanti.
Per informazioni e iscrizioni: incontriconlochef@gmail.com

Bene, credo che sia davvero tutto!
Buonissima giornata
Paola
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giovedì 18 ottobre 2012

Torta Rocher e un corso per bimbi!

Inizio dalla torta o dalla bella notizia????


Dalla notizia dai, perche' davvero non sto piu' nella pelle!!!!
Vi avevo raccontato (QUI) del corso di pasticceria che sto seguendo... e gia' quello e' un motivo di grande soddisfazione per me!
Poi un carissimo amico, Davide, mi ha messa in contatto con Moreno che ha un locale meraviglioso che adibisce a corsi di cucina! Chiacchierando abbiamo pensato di fare dei corsi di cucina per bimbi e Moreno ha voluto affidare a me questo compito!
In un misto di incredulita', sgomento, paura e follia ho accettato! Non avete idea di quanto sia felice!!!!
Il 30 ottobre quindi faremo-faro' un corso per bimbi dai 6 ai 10 anni a tema Halloween.
Sono stata da Moreno a vedere il locale ed e' meraviglioso...appena entrata ho esclamato "io mi trasferisco qui!", una cucina grandissima, molto ben attrezzata e molto ospitale, dove poter fare dei corsi e fermarsi poi a mangiare tutti insieme!
Quindi se vi trovate in zona Monza e dintorni, vi invito a guardare questo link .
Vi aspetto martedi' 30 ottobre con i vostri piccoli chef! Sara' un pomeriggio divertentissimo!!!!


E ora passiamo al dolce!
Questa e' stata una delle svariate torte che ho preparato per la festa degli 11 anni del mio ometto grande!
Lui e' un incredibile buongustaio, e da bravo "intenditore" ha anche aspettative molto alte.
Quando gli ho spiegato com'era fatta questa torta ha voluto che gliela facessi e poi ne e' rimasto conquistato, come successe a me quando la vidi nel blog di Minu' (ormai e' la mia musa).
Vi copio pari pari la sua ricetta.


TORTA ROCHER - di Minu'!

Ingredienti:
Pan di spagna (tortiera da 24 cm)
4 uova a temperatura ambiente
160 g di zucchero fino (tipo zefiro)
160 g di farina
1 cucchiaino di estratto puro di vaniglia

In una boule d'acciaio montate le uova con lo zucchero e l'estratto di vaniglia per circa una 20ina di minuti, finchè triplicheranno il loro volume e saranno diventate chiare e ben spumose.
A questo punto aggiungete la farina in 3 volte setacciandola e amalgamandola con una spatola dall'alto verso il basso, facendo attenzione a non smontare le uova.
Infarinate e imburrate una tortiera da 24 cm, versatevi l'impasto e infornate a 180° (forno preriscaldato) per 25 minuti (fate sempre la prova stecchino).
Bagna al rum
100ml di acqua
50 ml di rum
60 g di zucchero

Fate bollire per un paio di minuti l'acqua col rum e lo zucchero, quindi lasciatela raffreddare prima di utilizzarla.
Crema rocher
300 g di nutella
150 g di panna montata
75 g di wafers alla nocciola sbriciolati
75 g di nocciole tritate

Riscaldate la nutella al microonde per 30 secondi (oppure a bagnomaria), lasciate intiepidire e aggiungete la panna montata amalgamandola con una spatola avendo cura di non smontarla.
Aggiungete quindi i wafer sbriciolati e le nocciole tritate.
Ganache al gianduia per la copertura
150 g di cioccolato gianduia
150 g di panna liquida

Portate ad ebollizione la panna, quindi spegnete il fuoco e versateci dentro il cioccolato spezzettato. Con una frusta stemperate bene il cioccolato finchè la glassa non risulterà liscia e lucida. Fate raffreddare a temperatura ambiente (per velocizzare potete passarla in frigo una mezz'oretta), infine montatela con le fruste elettriche.

Assemblaggio della torta:
Tagliate in 2 il pan di spagna, irrorate i 2 strati con la bagna al rum, farcite con la crema rocher e ricoprite interamente con la ganache al gianduia, lasciandone un pò per le decorazioni con la sac a poche.
Decorate con granella di nocciole e pezzetti di wafers o cialde.


Varianti mie: Non ho usato la bagna al rum perche' la torta era per ragazzini, quindi ho bagnato con latte.
Non ho trovato il cioccolato gianduia, ho ripiegato su un buon cioccolato al latte.
Il bordo della torta ho preferito coprirlo con dei quadratini fatti di wafer ricoperti di cioccolato.

Inutile dire che la torta e' stata presa d'assalto e spazzolata al volo!
Davvero, davvero ottima!

Un abbraccio e a presto
Paola


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giovedì 11 ottobre 2012

Savoiardi e....piccole blogger crescono!

Dicono che nella vita serve un pizzico di fortuna, che prima o poi arriva il treno giusto e basta saltarci su, che bisogna saper essere nel posto giusto al momento giusto e prendere al volo l'occasione giusta... sarà anche vero, ma non vale per tutti!
Io ad esempio non ho mai brillato per tempismo, nel mio dna manca il gene della fortuna e se anche mi piazzo in mezzo ai binari ad aspettarlo quel benedetto treno giusto, non c'è pericolo che mi venga addosso!






Quindi perchè aspettare? Perchè affidare al fato quel che potrei diventare??? Un giorno mi è entrata nella testa un'idea, ho iniziato a rimuginarci su, poi l'ho accantonata per un pò, ma sapevo che non avevo chiuso con lei e sarebbe tornata a farsi sentire e così è stato. Perchè era un'idea interessante, una cosa grande che potevo fare per me e magari dare una svolta radicale alla mia vita trasformando una grande passione in qualcosa di più... e all fine ho ceduto: mi sono iscritta ad un corso professionale di pasticceria!
Eh si... ho deciso che se volevo "diventare grande" dovevo investire su di me. Quindi ora sto studiando, per non lasciare niente al caso e niente improvvisare! E quel che sarà, sarà davvero merito mio!

Questi savoiardi li abbiamo fatti al corso! Sono quelli morbidi, mi fanno pensare ai savoiardi sardi! Sembrano semplici, ma non lasciatevi ingannare!
Sono buonissimi, questo si!


Savoiardi
Ingredienti:
150 gr di zucchero
75 gr di farina
75 gr di fecola di patate
4 uova medie
scorsa di limone grattugiata (1 cucchiaino)
1 pizzico di sale
1 bustina di vanillina

Montare i tuorli con lo zucchero, la vanillina e la scorza del limone finchè saranno ben gonfi e spumosi.
Montare a neve FERMISSIMA gli albumi con il sale e aggiungere poi al composto di tuorli, mescolando con una frusta con movimenti rotatori e dal basso verso l'alto, delicatamente per non smontare il tutto.
Incorporare quindi la farina e la fecola. Dovete ottenere un composto liscio e omogeneo. Versare in un sac a poche e formare dei bastoncini su di una placca ben imburrata e infarinata (vietata la carta forno!). Spolverarli con abbondante zucchero a velo e infornare a 180 gradi per circa 10 minuti.
Lasciare raffreddare prima di sollevarli dalla placca con una spatola.
Si conservano in scatole di latta per quasi una settimana rimanendo morbidi!


Un abbraccio e alla prossima ricetta!
Paola
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sabato 6 ottobre 2012

Torta gianduiotta per Federico




 Ho preparato questa buonissima torta per la festa di compleanno di mio figlio Federico, gli invitati erano circa una ventina e la torta era 30 cm di diametro e tre piani di golosità. Purtroppo non ho la foto della fetta perchè naturalmente Federico si è dimenticato di fotografarla. E' piaciuta tanto che non è tornata a casa neanche una fetta.
Ringrazio la mia amica Ilaria che è l'autrice di questa delizia, la ricetta originale la potete trovare nel suo blog Dolcisognare,  la riporto fedelmente

Torta gianduiotta con panna alla menta

Per la base al cioccolato:

80 gr di burro
60 gr di cioccolato fondente
40 gr di farina di mandorle
15 gr di cacao amaro
4 uova intere
2 tuorli
180 gr di zucchero semolato
60 gr di farina
60 gr di fecola di patate

Per la farcitura al gianduia:

100 gr di cioccolato gianduia
200 ml di panna liquida fresca

Per la panna alla menta:

300 ml di panna fresca (con almeno il 38% di grassi)
100 ml di acqua
20 gr di zucchero
20 foglie di menta

Fondere il burro a bagnomaria con il cioccolato tritato e la farina di mandorle.
Nel frattempo montare, sempre a bagnomaria, le uova (intere e tuorli) con lo zucchero fino al raddoppio del volume dell’impasto..
Aggiungerci le farine setacciate ed a poco a poco, il composto di cioccolato, burro e mandorle. Mescolare molto delicatamente dal basso verso l’alto per non far smontare il tutto.
Cuocere in due teglie ben imburrate e infarinate di 20 cm circa. Cuocere a 180°C fino a che lo stecchino inserito nell’impasto non ne esca perfettamente asciutto. Appena fredde tagliarle ognuna in due strati.
Preparare la farcitura al gianduia. Portare a bollore la panna, togliere dal fuoco ed unire il cioccolato gianduia tritato. Mescolare bene fino a completo scioglimento e far raffreddare perfettamente in frigo. Montare il composto e farcire immediatamente i vari strati.
Preparare lo sciroppo portando a bollore l’acqua, lo zucchero e le foglie di menta, far ridurre a sciroppo denso e raffreddare bene.
Coprire il tutto con panna ben montata con lo sciroppo di menta. Decorare con poco cacao e qualche fogliolina di menta fresca. Servire ben fredda, meglio dopo il riposo in frigo di qualche ora.
Nadia
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martedì 2 ottobre 2012

Cavatelli

Non ho ricordi d'infanzia in cui mia madre si sia soffermata a giocare con me e mia sorella...lei era sempre presa tra la casa, il lavoro, badare a 4 figli, un marito e un suocero, ma non per questo ho un ricordo triste di quegli anni., anzi!
Ricordo bene che la vedevo spesso preparare la pasta fresca in casa, guardavo le sue mani muoversi sapientemente, impastare energicamente tutto e trasformarlo poi in un fantastico piatto per il pranzo della domenica! Mi sembrava una maga, mi pareva impossibile che un uovo, poca farina e un pizzico di sale potessero diventare quella delizia di impasto che io adoravo anche crudo!
E ovviamente la mia mammotta ai miei occhi era una specie di wonder-mamma, e a quel paese se non giocava con me, mica tutti ce l'avevano una mamma che faceva magie come la mia!
Crescendo e' diventato automatico affiancarla in questa attivita' imparando cosi' a fare gnocchi, tagliatelle, pisarei, garganelli e molto altro!


Quindi per me la pasta fatta in casa ha un valore emozionale grandissimo, e' una dimostrazione di amore verso chi assaggera' quel piatto in cui abbiamo messo tempo, cura e attenzioni....
I cavatelli non sono un formato di pasta tipico della mia zona, ma potevo non provare a farli?
Mi sono messa a guardare video su come si formano e mi sono impegnata moltissimo.... il risultato mi ha molto soddisfatta!
Ecco come li ho fatti io

Cavatelli

Ingredienti per circa 500 gr di pasta:
150 gr di farina 00
200 gr di acqua
1 cucchiaino raso di sale


Io ho impastato nel Ken col gancio. Ottenuta una bella palla liscia e uniforme l'ho avvolta in un canovaccio di cotone leggermente infarinato e l'ho lasciata riposare almeno mezz'ora.
Trascorso il riposo, per formare i cavatelli ho staccato dei pezzi di pasta, arrotolata con le mani sulla spianatoia per formare dei serpentelli abbastanza sottili, diciamo meno di un centimetro di diametro. Ho tagliato quindi i serpentelli a pezzi di circa 3 cm di lunghezza e quindi dato la forma ai cavatelli.
I cavatelli si possono fare a 2, 3 o 4 dita a seconda della lunghezza che preferiamo, io li ho fatti a 3 dita perche' mi piaceva cosi', ma la cosa e' soggettiva!
Ho fatto delle foto mentre li formavo, cosi' magari si capisce meglio di come possa spiegarlo.


Si appoggiano le dita sul cilindro di pasta, le si affondano dentro l'impasto e intanto si fa indietreggiare la mano continuando ad aumentare la pressione delle dita, finche' l'impasto si arrotolera' sulle dita formando l'incavo caratteristico dei cavatelli.
Si appoggiano quindi i cavatelli su un vassoio infarinato e si lasciano asciugare al fresco.


Che dite...sono venuti bene?
Un abbraccio e buona giornata
Paola
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lunedì 1 ottobre 2012

IL VINCITORE DELL’ MTC DI SETTEMBRE È…………………



Come prima cosa mi sono emozionata tantissimo e anche commossa (e non è da me) per il grido unanime d’amore per questo impasto.
Io, Ale e Dani lo sapevamo che vi sarebbe piaciuto anche se all’inizio l’avete accolto con paura e diffidenza e poi una volta avuto fra le mani….anzi sui pugni ben infarinati, ve ne siete innamorate!
Bellissime vero le sfoglie trasparenti e leggere, ma con una resistenza incredibile!
Molti hanno detto che lo adotteranno come impasto tuttofare e noi genovesi non possiamo che esultare per questa retrocessione della sfoglia surgelata. Eh si, perché quella si che è difficile da fare, quindi si compra surgelata.
Ebbene avete visto che è perfetto come contenitore dei ripieni più vari, ma non ve l’abbiamo fatto provare fritto per esempio!
Tirata sottile fate dei ravioloni rotondi farciti di stracchino, ben chiusi e senza buchi e poi friggeteli. Sono le focaccette fritte di Recco. Mitiche
Altri ravioloni parenti della Pasqualina li fanno a Levanto: stessa pasta, stesso ripieno di erbette e formaggio, ma ravioloni fritti, si chiamano Gattafin.
Non si hanno notizie di impieghi dolci, ma in liguria di dolci ne facciamo pochi e rustici. Possiamo inventare! …e qui la smetto.
Sono felice che qualcuno abbia scritto che non gli piacciono le bietole ma la cottura in padella saltando la bollitura è stata una piacevole sorpresa.
Sono contenta di avere potuto insegnare qualcosa perché ogni giorno imparo qualcosa di nuovo da tutti voi.

Ora passiamo al vincitore? …..
Nooooo ……Non ancora, passiamo ai ringraziamenti.

Per prime la Ale e Dani che organizzano questa sarabanda pazzesca tutti i mesi. Io sono distrutta per esserci passata una volta, figuriamoci l’idea di ricominciare! Aaaaggghhhh
………………però mi spiace un po’ che finisca perché mi sono divertita moltissimo. Sabato pomeriggio non vi fischiavano le orecchie? Due ore piacevolissime di “duro lavoro” fra un te e un pezzo di torta.

Poi a Mapi che mi ha scelto come vincitrice di luglio e forse aveva preso un colpo di sole perché mai mi sarei aspettata di vincere, soprattutto con un dolce! E voglio dirle qui quanto mi spiace che non sia riuscita a partecipare. La sua mancanza si sente!

Poi a tutti i partecipanti. Ho avuto l’occasione di visitare tutti i vostri blog, molti non li conoscevo e ho avuto sorprese piacevolissime. Grazie a tutti.

Vi devo ringraziare per l’attenzione che avete messo nell’interpretare una ricetta antica che però si aggiorna continuamente con il farla e rifarla, s adatta ai tempi e ai cambiamenti delle mani che la eseguono. Vedi la Manitoba che non esisteva, ma che facilita il risultato.

Vi devo i miei complimenti ammirati per come vi siete buttate a pugni tesi verso l’ignoto!

Per come vi siete arrovellate per trovare soluzioni a quello che vi mancava, la prescinseua per prima, le bietole, il forno o il matterello.

Per come avete affiancato la tradizione genovese alle vostre di casa, di famiglia, di popolo, di religione (e di dieta, anche) senza stravolgere lo spirito della sfida di realizzare un piatto speciale partendo da ingredienti “poveri” legati al territorio.

Una menzione speciale a chi si è arrabattato per sostituire la Prescinseua facendosela in casa con tanto di caglio o con il succo di limone. Non riesco a ricordarvi tutti, la pioniera e più agguerrita è stata sicuramente la Franci che ci regala anche la spiegazione precisa passo passo corredata da foto.
Per non parlare di Roberta che in un post a parta ci aiuta anche a comprare una mucca da latte (per il formaggio no?) e ora sappiamo anche che la migliore è una Jersey! E ci racconta come fare la cagliata con il limone.

Mi inchino alle sglutinate, Stefania, Simonetta, Gaia, Ema, Elena
che sono riuscite nell’impossibile e cioè fare una pasta che si riesca a tirare sottile anche con le farine speciali. Non ci credevano neppure loro, mi sono sembrate tutte stupite e felici ……come avessero scoperto un diamante! Sono bravissime, hanno le mani d’oro e una volontà di ferro!

Poi ho visto matrimoni regali – Kika, torte equivoche sexy – Acquolina, ricordi lontani e persone care che non ci sono più e riaffiorano insieme a gesti e profumi

E cosa dire del lavoro incredibile di chi ha fatto bellissime decorazioni di fiori, Loredana e Monique o chi ha tirato con pazienza 5 sfoglie per ogni minitortina! Per tutte Flavia e Nora,
Un lavoro preciso e minuto da orologiaio, splendido!

Una parola la devo spendere per tutti quelli che hanno scelto di ripetere la ricetta della Tata Milia o di Nonna Ibidi uguali all’originale. Tutte bellissime e sicuramente ottime, siete troppo bravi. Non posso elencarle tutte ma le trovate negli sfidanti.

Incredibili tutti i deliziosi abbinamenti che avete scelto di fare in alternativa, sempre rispettando la filosofia dell’ingrediente povero o meglio di recupero, delle tradizioni culturali proprie e di quelle del territorio dove si vive.
Favoloso l’uso di tutte le erbe verdi dalle insalate alle erbe selvatiche …a quelle per conigli!!!!
Vorrei assaggiarle tutte e far vincere tutti, ma non si può, quindi dopo notti insonni a confrontare e ripensare, abbiamo deciso che il vincitore è……


ELEONORA DI BURRO E MIELE 

CON LA SUA SPLENDIDA

Torta salata ligure-ebraico askenazita, con foglie di barbabietola rossa e labneh






Perché rispetta in pieno la filosofia della gara, nel rispetto della ricetta originale insieme alle tradizioni religiose e all’uso di ingredienti locali e poveri, anzi poverissimi.
Si sono lamentati solo i conigli che sono rimasti senza le loro foglie di barbabietola!!!

Brava bravissima Eleonora

Grazie a tutti e ora tutti da lei a festeggiare!!!!



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